domenica 27 novembre 2016

Quel bravo ragazzo

Don Ferdinando, a capo di un'associazione mafiosa, sta per morire e avendo scoperto di avere un figlio trentacinquenne decide di conoscerlo per lasciare lui la sua eredità.
Ma c'è un problema: Leone, questo il nome del figlio sconosciuto, è quel bravo ragazzo, anzi: è più di bravo, perché Leone è ingenuo a livelli esponenziali, i suoi amici sono i bambini della parrocchia in cui opera come chirichetto a cui chiede consigli sulla vita amorosa, la sua famiglia è il parroco don Isidoro (Marcello Macchia, per tutti Maccio Capatonda), che lo ha cresciuto come un vero figlio.
Come potranno due persone così agli antipodi, che condividono semplicemente una percentuale di DNA trovare un punto di incontro?

Luigi Luciano, in arte Herbert Ballerina, è magistrale nell'interpretazione del fesso di turno: ci ha abituati così dai tempi di Mai dire e che sia assai capace in questo ruolo è chiaro. Come è chiaro che per realizzare una cosa apparentemente così stupida, che però funziona da anni, ci sia bisogno di grande lavoro. E il lavoro è quello collaudato di sceneggiatori come Ansanelli, Lando, Agnello, Zecca e lo stesso Luciano.
Così come grande è il lavoro degli attori: a partire dal protagonista, per passare a Capatonda, come sempre credibile, per arrivare alla grandezza di Ninni Bruschetta, che è il valore aggiunto del film.

Cosa allora non convince? La durata, fondamentalmente.
Finché si tratta di una scenetta,di un trailer, di uno sketch, questo surrealismo ci fa ridere anche se sappiamo cosa ci aspetta. Però un'ora e mezza (o poco meno) di film incentrato sulle disavventure del puro e candido Leone sono davvero poco credibili e, a lungo andare, poco divertenti.

Il film resta così una perla per i seguaci di lunga data di Maccio e della sua comicità, che sicuramente troveranno divertenti battute e situazioni imbarazzanti e assurde in cui si trovano i protagonisti, ma purtroppo non è entusiasmante come ci si potrebbe aspettare.


G.

venerdì 25 novembre 2016

Gilmore Girls: a year in the life

Se ne è parlato molto e finalmente oggi, 25 Novembre 2016, le ragazze Gilmore sono tornate con episodi inediti che racconteranno in un anno della loro vita come sono cambiate Rory e Lorelai in questi dieci anni. Un ringraziamento speciale a Netflix per tutto questo!


Gilmore Girls, o come lo conosciamo noi, Una Mamma per Amica, è una serie televisiva andata in onda dal 2000 al 2007 per ben sette stagioni.
È ambientata nella cittadina immaginaria di Stars Hollow in Connecticut e racconta le vicende di Lorelai (Lauren Graham) e Rory (Alexis Bledel) Gilmore, una giovane madre e una figlia molto unite tra loro e di tutti gli abitanti di questa piccola città. 
Tra caffè, libri, amori e battute spiritose ci hanno fatto divertire ed emozionare per sette anni.

Questo è in breve Una Mamma per Amica…ma vediamo dove eravamo rimasti dall’ultimo episodio: Rory rifiuta la proposta di matrimonio di Logan e i due si separano, nel mentre si è laureata a Yale e gli viene offerto un lavoro come reporter per la campagna di Obama ed è in procinto di partire…Lorelai  è triste per l’imminente partenza della figlia ma ad entrambe viene organizzata dalla città un festa a sorpresa e alla fine Lorelai e Luke ritornano insieme.

Questa mini serie nasce per dare una conclusione alla serie originale. Amy Sherman-Palladino, la creatrice, ha deciso di dividerla in quattro episodi da 90 minuti ciascuno che seguono un anno nella vita di Lorelai e Rory, uno per ogni stagione, infatti i titoli delle puntate sono: Winter, Spring, Summer e Fall, ovvero Inverno, Primavera, Estate e Autunno. Saranno presenti, anche se alcuni per poco, molti dei vecchi personaggi come Lane (Keiko Agena), Sookie (Melissa McCarthy), Michel (Yanic Truesdale), Dean (Jared Padalecki), Jess (Milo Ventimiglia), Logan (Matt Czuchry), Emily (Kelly Bishop) e altri…Mancherà sfortunatamente Richard, il nonno di Rory poichè l’attore Edward Herrmann è scomparso qualche anno fa, e verrà ricordato in uno dei quattro episodi.

Ci saranno molte nuove vicende ma sicuramente in stile Gilmore.

Questo è il trailer:




Ora caffè alla mano e buona visione ;)



F.

lunedì 14 novembre 2016

Genius

In una grigia New York degli anni '20, l'editor Max Perkins (magistralmente interpretato da C. Firth) è noto per aver scoperto e pubblicato i capolavori di autori quali Ernest Hemingway e Francis Scott Fitzgerald.
Senza speranza alcuna, dopo una serie di rifiuti da parte delle altre case editrici, si rivolgerà a lui Thomas Wolfe (J. Law), giovane eccentrico e pieno di voglia di vivere e di scrivere.
I due sono diversissimi, e basta il solo abbigliamento che indossano a farcelo notare: il primo, uomo elegante, di poche parole e dedito al lavoro, è sposato e padre di cinque figlie; il secondo, egocentrico e chiassoso, vive con una donna molto più grande di lui (N. Kidman), la prima che ha riposto fiducia nella sua arte.
I due però hanno una cosa in comune, benché la mostrino in modo assolutamente diverso. Per entrambi infatti il loro lavoro è decisamente più importante di quello delle donne con cui condividono la vita. 
Max Perkins scoraggia la moglie a riprendere l'attività di sceneggiatrice; Thomas trascura la sua compagna a tal punto da indurla a diventare ossessivamente gelosa nei confronti dell'editore con cui il compagno passa tutte le sue giornate.

Tra i due protagonisti nasce comunque una bella amicizia, fatta indiscutibilmente di alti e bassi, ma che porterà comunque lo scrittore in vetta alle classifiche.
Impossibile non citare la figura di Scott Fitgerald (G. Pearce), uomo profondo e sensibile, ormai in crisi creativa, saprà sempre dove trovare una mano pronta ad aiutarlo.

Alla fine del film ci si chiede chi sia il vero genio di cui il titolo parla: l'autore con la sua scintilla artistica, o l'editore in grado di scoprirlo e di limarne i testi fino a dar loro la forma definitiva?

Il film è sicuramente vicino allo stile di scrittura di Wolfe: una sceneggiatura "semantica" in cui non è tanto cosa si dice ma come.
John Logan, autore della sceneggiatura, è più teatrale che cinematografico. E di questa teatralità risente pure il personaggio di Wolfe, che è interpretato sovraccaricandone emozioni, parole e gesti durante tutta la pellicola.

La regia di Michael Grandage ci immerge in una New York in fermento ma è grazie alla fotografia di Ben Davis (che è forse la cosa più attraente dell'intero film) che sarà impossibile staccare gli occhi dallo schermo.
G.

domenica 6 novembre 2016

Sausage Party: Vita segreta di una salsiccia

I prodotti del supermercato hanno una loro anima, e sono certi che una volta superate le porte del negozio, accolti nelle case degli umani (considerati divinità) li aspetti una vita rosea e piacevole, salvo scoprire di aver sempre vissuto in una menzogna: gli dei sono mostruosi assassini. 

Un vero peccato avere un'idea di certo nuova e divertente, e non saperla sviluppare.
E non parlo del black humor, che può piacere o meno, offendere o meno, ma che oggettivamente, può essere ben fatto.
Parlo del fatto che è, secondo me, stata messa troppa carne sul fuoco: non è facile fare un film con battute che colpiscano diverse categorie, con un plot legato alla religione, che però parli pure di sessualità e che voglia in qualche modo riprendere l'horror.
Punto a favore del film è l'ossimorico legame tra dialoghi e motivi sicuramente da adulti e disegni e musiche assolutamente infantili.

Per il resto, purtroppo, un grande no: i personaggi sono tutti stilizzati quasi all'estremo, e benché ce ne siano alcuni che si vedono più spesso, non hanno alcuno spessore.
Il film non fa ridere. Piuttosto noiosa l'avventura del cibo che spera di salvarsi e non essere buttato in pentola scorre lenta.
E se per caso aveva come scopo quello di suscitare una qualche riflessione sull'eterna disputa scienza/religione, non fa nemmeno quello.
Davvero un peccato, soprattutto perché da Seth Rogen (che ne ha collaborato sia al soggetto che alla sceneggiatura) non ce lo saremmo aspettato.
G.