venerdì 9 giugno 2017

Fortunata

Tornano di nuovo a far parlare di sé Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini (regista lui, sceneggiatrice lei) con l'ultimo capolavoro nelle sale: Fortunata.

Torna pure Jasmine Trinca, che dopo la memorabile interpretazione in "Nessuno si salva da solo", veste di nuovo i panni della protagonista, per la coppia. Questa volta è Fortunata, una parrucchiera porta a porta della periferia romana, sempre di fretta, sempre pronta a mettersi in gioco, sempre fiduciosa nel fatto che a breve aprirà un negozio con Chicano (Alessandro Borghi), e finalmente le cose gireranno nel verso giusto.
 Con Fortunata vive Barbara, (Nicole Centanni), la figlia che lei ha avuto da Franco (Edoardo Pesce),  marito viscido da cui si sta separando.
La bambina sta vivendo la difficile separazione dei genitori, e a causa dei suoi comportamenti viene segnalata ai servizi sociali, e affidata al dottor Patrizio Malaguti (Stefano Accorsi), che piomberà a sconvolgere i piani di Fortunata.

La realtà di una periferia, colorata, multietnica, difficile, è rappresentata in maniera così vivida come non si vedeva da tempo.
La cura nella scenografia (Luca Merlini), nella fotografia (Gian Filippo Corticelli) e nei costumi (Isabella Rizza) dei protagonisti è quel dettaglio che rende questo film non solo pieno di contenuto, ma anche vivo di bellezza.

Le scale dei valori dei personaggi, così diverse tra loro, trovano tutte spazio per essere raccontate, e ci permettono di innamorarci, di essere inorriditi, di giustificare o di condannare gli atti con un'empatia che si crea in meno di due ore e che ci fa quasi sentire sotto la pelle le sensazioni di tutti i protagonisti.

La penna di Margaret Mazzantini, così attenta al quotidiano dei margini non tarda a farsi riconoscere, ed è semplicemente un porto sicuro che non deluderà i suoi ammiratori.
I ruoli dei vari attori sembrano scritti appositamente per loro: la piccola Barbara è perfettamente calata nella parte, la bravura di Jasmine Trinca lascia ogni volta senza parole, come se non ci si abitui mai, la coppia Alessandro Borghi-Hanna Schygulla (che interpreta la di lui madre, ex attrice teatrale ormai malata di alzheimer) funziona benissimo, la cattiveria di Edoardo Pesce spaventa.
Unico neo, per fare i pignoli, è, nella comunque buona interpretazione di Stefano Accorsi, l'accento del nord (lo psicologo è genovese), che pare forzato in più tratti.

Dietro le quinte del film














Il film, candidato a sette nastri d'argento e vincitore già di un premio tecnico (quello per il miglior sonoro in presa diretta, vinto da Alessandro Rolla), ha anche fatto collezionare a Jasmine Trinca il premio come miglior interpretazione all'ultimo festival di Cannes.
G.

giovedì 8 giugno 2017

Scappa-Get out

Chris (D. Kaluuya) e Rose (A. Williams) sono una giovane coppia multietnica.
Lei bianca, lui nero, decidono, a pochi mesi dall'inizio della loro relazione, di andare a trovare per la prima volta i genitori di lei. Chris è un po' spaventato dal fatto che i suoi "suoceri" non sappiano del suo colore della pelle, ma Rose fa di tutto per tranquillizzarlo: il papà (B. Withford) è un grande sostenitore di Obama, e anche la mamma (C. Keener) non è per niente vicina al razzismo.

Arrivati in villa però iniziano a succedere delle cose strane: Chris nutre sospetti nei confronti di tutti quelli che lo circondano, nota gli sguardi e i commenti fatti dagli amici della famiglia della sua ragazza, e nel giro di pochissimo tempo si trova in una situazione di estremo pericolo, che servirà a fargli ben capire in che guaio si è messo...


Thriller/Horror a sfondo razziale, non però così scontato come potrebbe sembrare all'inizio, Scappa-Get out è l'opera prima di J. Peele (che ne è anche sceneggiatore).

Consigliato a chi vuole provare un paio d'ore di brivido, grazie all'efficacia della trama, che di molto si discosta dagli horror classici, della musica (curata da M. Abels), e degli aspetti scenici, di certo in grado di creare atmosfere inquietanti.
Sconsigliato a chi si aspetta colpi di scena che fanno saltare dalla poltrona, scene particolarmente violente o spargimenti di sangue
G.