mercoledì 30 settembre 2015

Serie tv: Chasing Life

Ho deciso di iniziare a seguire questa serie tv principalmente perché ero curiosa di vedere Italia Ricci nei panni della protagonista e anche per la magnifica pubblicità che Robbie Amell (suo futuro marito e una delle metà di Firestorm nella serie tv The Flash! ) faceva continuamente su twitter! Devo dire che una serie così intensa, triste e molto riflessiva non l’avevo mai vista…



È basata sulla serie messicana Terminales. Viene trasmessa dalla ABC family e da poco si è conclusa la seconda stagione. In Italia, mediaset premium ha iniziato a mandare in onda la prima stagione il 4 Settembre di questo anno mentre la seconda è ancora inedita. La consiglio assolutamente…e consiglio anche di tenere con sé un scorta di fazzoletti perché in alcuni momenti, anzi spesso, è molto triste e trattenere le lacrime è impossibile!

La storia è quella di una ragazza di 24 anni, April Carver (Italia Ricci),che lavora come giornalista per il Boston Post e vive con la madre Sara (Mary Page Keller), la sorella Brenna (Haley Ramm) e la nonna Emma (Rebecca Schull) …come la sua vita comincia ad andare nella direzione giusta (ha una promozione, frequenta Dominic-un suo collega ecc…), tutto cambia…le viene diagnosticata la leucemia.

Questa è in breve la trama generale della serie.

Da questo momento ci saranno spoiler sparsi un pò ovunque quindi se non volete rovinarvi la visione di questo telefilm non leggete oltre.

She’s a stubborn, smart, ambitious girl who just wants happiness and success in her career and love, everything that most people want” (Lei è una ragazza testarda, intelligente, ambiziosa che vuole solo felicità e successo nella sua carriera e in amore, tutto quello che la maggior parte delle persone vogliono)__con queste parole Italia descrive il suo personaggio ed io non posso non essere d’accordo con lei. Ci dimostra quanto sia difficile convivere con il cancro ma anche quanto forte e coraggiosa si dimostra continuando nonostante la malattia a lavorare, a cercare di farsi un futuro e vivere la sua vita aiutata dalla sua migliore amica Beth (Aisha Dee), l’unica a sapere all’inizio, e poi anche dalla famiglia…tutto questo, complice anche il suo lavoro come reporter della campagna politica di Bruce Hendrie, la porta a conoscere Leo Hendrie (Scott Michael Foster), figlio del candidato a governatore, anche lui malato di cancro. April e Leo vengono presentati come due persone molto diverse, lei più stabile e proiettata nel futuro e lui più spericolato e fermo nel presente, ma entrambi condividono la malattia e tutto ciò che comporta…il rapporto tra i due cambia nel tempo ed entrambi cambiano anche i loro modi di vedere le cose influenzandosi l’un l’altro: April capisce che la sua vita è in pericolo e cerca di viverla giorno per giorno e Leo prende coraggio e affronta l’operazione al cervello che non voleva fare per rimuovere il tumore…dopo quattro mesi di coma in cui April gli è stata accanto sempre, Leo torna a casa e anche April è in remissione dalla sua leucemia… i due cominciano una storia ed è un periodo felice per entrambi ed April riesce anche a incontrare Natalie (Jessica Meraz ), la sorella segreta…ad un certo punto si ripresenta il cancro per April ma stavolta in una forma più grave.

È interessante come la malattia di April e i segreti del padre abbiano determinato diversi cambiamenti nella famiglia Carver ma nonostante questo tutti continuano le loro vite con normalità…l’unico appunto negativo che mi sento di fare è: era proprio necessaria la morte di Leo?!? Considerando che era guarito e che si erano appena sposati è stato un colpo di scena davvero imprevedibile in quel momento…mancherà moltissimo il suo personaggio nella serie.

La fine della stagione ci lascia con molte questioni aperte per cui spero in una terza dal momento che ancora non si sa se sia rinnovata o meno…in ogni caso è una serie da seguire assolutamente!

F.

martedì 29 settembre 2015

Che cosa aspettarsi quando si aspetta

Due ore di film, per la solita commedia a stelle e strisce mi sembrano tantine.
E in effetti lo sono, visto che comunque il film non porta a niente.

Certo è che non mi aspettavo un capolavoro, ma nemmeno una pellicola noiosa e prevedibile.
Come suggerisce il titolo, il film tratta del tema della gravidanza (e dell'adozione), e di come cambia la vita dei futuri genitori durante il periodo della gravidanza.
Il film è corale: protagoniste sono coppie molto diverse tra loro, per età, classe sociale, maggiore o minore desiderio di avere un figlio.
Accanto a queste sei coppie alle prese con le novità che l'arrivo di un pargolo comporta, ci sono poi altre figure secondarie: colleghi, amici, coinquilini, che in alcuni momenti "rubano" la scena a donne incinte, spose che si danno da fare per l'adozione, e relativi compagni.
Potrebbe essere simpatico vedere come personalità così tanto diverse tra loro affrontano un evento che le vede vicine, purtroppo non è così.

Il film resta davvero banale e scontato, sia nel finale sia nello stesso corso d'opera.
La sceneggiatura è piatta, e non prevede particolari colpi di scena.
Anche nei momenti più drammatici, non proviamo grande empatia col personaggio, colpa da un lato di una colonna sonora noiosa, dall'altro dal fatto che il grandissimo numero di personaggi che ci vengono presentati ci impedisce di identificarci davvero in qualcuno.
Pure la regia, firmata da Kirk Jones (delusione inaspettata: ho davvero adorato il suo lavoro precedente, "Stanno tutti bene", e mi era piaciuto anche "Nanny McPhee"), lascia un po' spiazzati in quanto a banalità.
Sicuramente si poteva lavorare meglio sui "punti di incontro" tra i vari personaggi, mentre tutto sembra essere quasi lasciato al caso.
Un vero peccato, questo, perché rendere più interessanti i legami che riunivano tra loro le diverse coppie, avrebbe favorito, secondo me, una maggiore identificazione da parte del pubblico.

Gli unici due punti a favore dell'intera pellicola sono la scelta degli attori e il doppiaggio nella versione italiana.
Sono stati scelti interpreti molto bravi, quali Cameron Diaz, Jennifer Lopez (benchè per questo film fu nominata ai Razzie Awards come peggior attrice non protagonista), Anna Kendrick, Rebel Wilson, Ben Falcone, Chace Crawford, Matthew Morrison...
Anche il doppiaggio nella nostra versione è davvero ben riuscito, ma purtroppo questo non è sufficiente a salvare il film.

Infine, ricordiamo, la pellicola è tratta dalla guida "What to expect when you're expecing", che da il titolo al film in lingua originale, scritta da Sharon Mazel e Heidi Murkoff.
G.

lunedì 28 settembre 2015

Damsels in Distress - Ragazze allo sbando

Il film è del 2011 diretto da With Stillman.


Parla di un gruppo di ragazze: Violet (Greta Gerwig), Heather (Carrie Maclemore)  e Rose (Megalyn Echikunwoke) che cercano di aiutare gli studenti depressi e con tendenze suicide della Seven Oaks University, e a loro si unisce anche la nuova arrivata Lily (Analeigh Tipton). Cercando di diffondere le proprie convinzioni per frenare gli istinti suicidi, che per loro sono causati prevalentemente dalle relazioni amorose (come il vestirsi alla moda o indossare profumi e la danza), si trovano a vivere anche loro diverse storie romantiche.

Potrebbe sembrare un film interessante ma non lo è per niente…la parola giusta per descriverlo è noioso.
La sceneggiatura è pessima e senza senso come lo sono i dialoghi. Stillman ha anche cercato di dargli una vena comica e ironica che però per tutta la durata del film non convince per niente.
Lo scopo finale del film è sconosciuto o almeno questa è l’impressione perché nonostante il carattere dei personaggi sia definito e chiaro, tutto il resto è inconsistente e privo di coinvolgimento per il pubblico…davvero non vedevo l’ora che finisse e per fortuna non dura molto!


L’unico buon motivo per vedere questo film è solo Adam Brody…per il resto non è un film che consiglio!

F.

domenica 27 settembre 2015

Sei mai stata sulla luna?

Sei mai stata sulla luna? è una commedia italiana del 2015. girata a Lecce.

La trama è quella tipica delle commedie italiane dell'ultimo periodo: Guia (L. Solari), giornalista per una nota rivista di moda milanese, fidanzata con il poco presente Marco (P. Sermonti), è costretta a partire per un paesino della Puglia a causa del fatto che è l'unica erede di una grande masseria.
Qui avviene lo scontro tra il suo mondo, fatto di lustrini e tacchi a spillo, e quello degli abitanti della campagna, meno costruiti e più pratici: Renzo (R.Bova), Delfo (S. Rubini), Felice (E. Solfrizzi), Mara (S. Impacciatore) e suo cugino Pino (N. Marcorè).
Mondanità e semplicità si compenetreranno, e, come ogni buon film sentimentale vuole, non mancheranno intrecci amorosi, tradimenti e nuove storie.

Da queste parole il film sembra qualcosa della quale si può fare assolutamente a meno, ma l'abilità del regista rende perfetta la costruzione delle scene, e non ci fa staccare lo sguardo dallo schermo.
E' difficile che Paolo Genovese deluda le mie aspettative, anzi: direi proprio che fino ad oggi non è mai successo.
La sua bravura sta nel renderci sempre partecipi delle vicende dei personaggi e farci realmente affezionare a tutti loro.
Il film è infatti corale: benché la protagonista possa sembrare Guia, in realtà, in parallelo, viviamo le esperienze dei suoi nuovi compagni di avventura, ci emozioniamo e ridiamo con loro.

Molto bella la scelta del mistilinguismo: Guia è poliglotta, parla inglese, francese, italiano e si trova letteralmente catapultata in un pianeta così diverso da quello da cui proviene, tra compaesani che prediligono un italiano con cadenza pugliese molto accentuata.
Sono infatti stati scelti per questo film quasi totalmente interpreti pugliesi: Dino Abbrescia, Paolo Sassanelli e i già citati Sergio Rubini ed Emilio Solfrizzi.
 La meravigliosa Sabrina Impacciatore ci aveva già dato prova delle sue abilità nell'imitare il dialetto pugliese in "Pane e Burlesque" e qui non smentisce la sua bravura.
Molto buone tutte le interpretazioni, gli attori sono ben calati nelle loro parti: Guia è fredda e snob,Renzo molto sicuro di sé, Felice e Delfo cinici ma legati da profondo affetto, Mara è delusa dalle esperienze amorose del passato ed è alla costante ricerca del principe azzurro...Ma quello che più mi ha sorpresa è Neri Marcorè straordinariamente capace nella parte di Pino, cugino di Guia affetto da ritardo cognitivo.

I dettagli che rendono la visione di questo film assolutamente consigliata sono, tre.
Innanzitutto la colonna sonora del film è travolgente: Oltre a splendide canzoni dei Passengers o di De Gregori tutte le musiche sono di Maurizio Filardo (storico "collaboratore" di Genovese) e già questo è una garanzia.
In tutti i film di Genovese la colonna sonora ha un ruolo fondamentale, è quasi essa stessa protagonista del film: basti pensare al meno recente Questa notte è ancora nostra, ai due film che vedono per protagonisti i famosi Immaturi alle prese con gli esami di maturità e col viaggio canonico in Grecia, o ancora a La banda dei Babbi Natale e a Tutta colpa di Freud.

Splendide poi le cornici in cui si muovono i personaggi.
 La campagna, la piazzetta del paese, la masseria fanno da sfondo alle riflessioni dei protagonisti e alle prove quotidiane a cui sono sottoposti i nostri.
Merito certamente anche della luce, perfetta in ogni occasione.

Infine riuscito è il lavoro dei costumisti, abilissimi a rendere ancora più concreta la caratterizzazione dei personaggi.
G.

sabato 26 settembre 2015

Inside Out

Finalmente ho visto quello che sembra essere film d'animazione più amato dell'anno, quello di cui si sta parlando in questi giorni e che sta accendendo discussioni non solo tra gli amanti del cinema, ma anche tra gli esperti di psicologia.
Inside Out è l'ultima creazione di casa Pixar, distribuito dalla Disney.
Ma è davvero questo gran capolavoro di cui tutti sono innamorati?
Sì e No.
Partiamo dalla trama: Riley, undicenne, dopo una gioiosa infanzia in Minnesota deve trasferirsi con la famiglia a San Francisco, perdendo così amici, la squadra di hockey in cui giocava e tutte quelle abitudini che aveva da bambina.

La vita di Riley viene raccontata attraverso le sue cinque emozioni, cinque esserini che vivono nel Quartier Generale del suo cervello e parimenti in quello di ognuno di noi:Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura.
Dal Quartiere i cinque veri protagonisti guidano la vita di Riley.
A fine giornata, tutte le emozioni e sensazioni provate da Riley, racchiuse in biglie colorate, vengono trasferite dal Quartiere alla Memoria.
Oltre a questi due luoghi esistono delle fondamentali Isole della Personalità, che rendono la persona unica e speciale.
Compito di Gioia, Rabbia, Tristezza, Disgusto e Paura è proteggere Riley, fare in modo che le isole non smettano di funzionare e che Riley collezioni solo ricordi positivi.

Tra le cinque emozioni, la prima che ci viene presentata è Gioia, che è certamente la leader del gruppo.
Caccia via i brutti pensieri, le ansie, le paure e cerca sempre di riportare luce nella vita della bambina, che in effetti sembra essere serena ed ottimista.
Ma Tristezza col suo tocco inizia a contaminare i ricordi di Riley, ed è allora che iniziano i veri problemi.
Gioia non vuole che Riley collezioni Ricordi Base di colore blu, tristi, e nel tentativo che questo non avvenga viene risucchiata assieme a Tristezza nel luogo della Memoria.
Le due, lontane dal Quartier Generale, cercando di tornare al punto di partenza, visitano Immagilandia, dove risiedono i sogni ad occhi aperti di Riley, il luogo dell'astrazione, in cui vivono i concetti non concreti della nostra mente,incontrano dei simpatici esseri che risucchiano i ricordi inutili, eliminandoli, conoscono il modo in cui funzionano i sogni notturni, arrivano addirittura al suo subconscio, dove risiedono le più grandi paure di ognuno di noi.
Insomma uno splendido percorso per capire come funzionano i nostri pensieri e come le emozioni interagiscono fra loro e si completano a vicenda.
Nel frattempo Riley è in balia di Rabbia, Paura e Disgusto e si comporta come una bambina adolescente qualunque: risponde male ai genitori, litiga con la migliore amica, ormai lontana, abbandona l'amato hockey.
Addirittura progetta di scappare di casa e tornare nella città in cui è cresciuta.
Ovviamente il finale è scontato: Non può prevalere una delle cinque emozioni sulle altre, è inutile mettere Tristezza in un angolo, perché anche lei è fondamentale per l'individuo.
Il messaggio è, stranamente, positivo.
 La felicità non si può pretendere, e Gioia impara la lezione.

Il metodo narrativo e la voglia di analizzare la mente umana in un cartone e in maniera così semplice e lineare è certamente una grande novità, ed è resa in maniera davvero eccellente.
Ma nel film ci sono delle incongruenze.
Una su tutte è che le cinque emozioni, a loro volta, provano emozioni. Sono tutte felici se Riley è felice, spaventate di fronte alle paure della bambina e così via.
In più, quando "entriamo" nella testa dei genitori di Riley vediamo che le loro emozioni sono esattamente la copia degli umani che le posseggono. Le emozioni della mamma sono donne con occhiali e capelli castani, quelle del papà uomini con i suoi stessi baffi.
Cosa assolutamente diversa in Riley, in cui nessuna emozione somiglia alla bambina.
Inoltre sembra che tutte le emozioni vogliano solo la felicità della bambina, che nessuna cerchi di prevalere sulle altre (Gioia esclusa), il che è un po' un controsenso.

In alcuni momenti poi il film scorre in maniera eccessivamente lenta, ad esempio quando Gioia decide di lasciare Tristezza lontana dal Quartier Generale per fare in modo che Riley sia solo felice.
Anche i dialoghi, in certi punti lasciano un po' a desiderare.
Per quanto riguarda i disegni, certamente la Pixar sa come lavorare...ma ho visto film di animazione fatti molto meglio.

Geniali però i riferimenti agli altri film: Come esempio, la frase "Pensa positivo!" è una chiara citazione di Nemo,in cui la stessa frase è usata da Dory e gli incubi di Riley sono popolati dai personaggi di Ratatouille.

Insomma non il film da dieci di cui tutti parlano, ma sicuramente un bel viaggio nella nostra mente...e un bel modo originale per immaginare  come funziona la nostra testa!

giovedì 24 settembre 2015

Serie tv: Scream Queens

Geniale novità del mondo FOX Scream Queens è appena iniziato e già raccoglie un sacco di successo.
La serie narra le vicende delle KappaKappaTau, confraternita che raccoglie le ragazze più alla moda dell'università di Wallace.
La reginetta di questa setta è Chanel Oberlain (Emma Roberts), una sorta di diavolo travestito da bambola bionda e bellissima.
Chanel non ha alcun rispetto per chi la circonda: umilia le sue seguaci senza nemmeno conoscerne i nomi, discute con la preside Munsch, si circonda di persone che ritiene abbastanza degne e guarda tutti dall'alto verso il basso.
Ma la popolarità di Chanel sta per essere messa in discussione: l'Università ha deciso che le KappaKappaTau debbano accogliere qualunque matricola faccia richiesta di iscrizione.
La povera Chanel sarà costretta così a combattere con grassone, minoranze etniche, sfigate...insomma una tragedia, per una che ha sempre basato tutto sull'aspetto esteriore e sul grado di popolarità.

Tra le nuove reclute c'è Grace (Skyler Samuels) pronta a tutto per entrare nel gruppo, pur di sentirsi vicina a sua madre, scomparsa anni prima ed ex-consorella.
Il suo senso della giustizia prevarrà sul desiderio di essere una ragazza tra le più invidiate dell'accademia?

Oltre alle vicende della bella Chanel e delle sue nuove e vecchie compagne d'avventura, assistiamo ad una serie di efferate vicende all'interno del campus:un personaggio losco, travestito da diavolo miete terrore tra gli studenti.
Si scoprirà la sua vera identità?

Stereotipi, battute pungenti, il giusto livello di trash e di splatter condiscono questa serie tv, a metà tra Glee e Scary Movie.
Da non sottovalutare poi questo mistero da svelare...insomma, una serie sicuramente ben riuscita!
Aspettando l'uscita in Italia, ci auguriamo che Scream Queens sia destinata ad avere successo.
G.

venerdì 18 settembre 2015

L'A.S.S.O nella manica

E se vi dicessero che siete l’ A.S.S.O (Amica Sfigata Strategicamente Oscena!- la cosiddetta ruota di scorta, quell’amica che gli altri usano per arrivare a quella che veramente vogliono, cioè gli amici più belli-) del vostro gruppo di amici come reagireste?


Di certo non nel migliore dei modi…così come ha reagito Bianca alla rivelazione di Wesley, il suo vicino di casa/il più figo della scuola!



Dopo aver passato la fase della negazione e poi quella della rabbia, Bianca accetta questa verità e chiede a Wesley di aiutarla per cambiare la situazione e in cambio lei lo aiuta a migliorare i suoi voti in scienze.

È un teen movie, ambientato in un liceo americano dove c’è il più bello della scuola Wesley “Wes” Rush (Robbie Amell), la reginetta acida e stronza nonché ragazza di Wesley, Madison Morgan (Bella Thorne) e poi c’è lei Bianca (Mae Withman) la sfigata della situazione, l’ASSO delle sue migliori amiche Casey (Bianca A. Santos) e Jess (Skyler Samuels)! Con l’aiuto di Wes, Bianca cerca di diventare come le sue amiche, ma capisce che non è necessario cambiare il suo modo di essere perché alla fine quello che appare è quanto lei sia una ragazza sveglia, simpatica e intelligente e che in fondo tutti siamo ASSI perché ci sarà sempre qualcuno di più bello o intelligente di noi!
È una commedia molto divertente e leggera, ovviamente più adatta ad un pubblico adolescente o poco più grande. Buona la sceneggiatura di Josh A. Cagan che riesce a raccontare i giovani di oggi nel mondo dei social network (continui sono infatti i riferimenti a facebook, twitter ecc..) e di internet.

Avendo visto questo film sia in lingua originale che doppiato devo dire che per la prima volta entrambi sono alla pari e il doppiaggio rende giustizia alle voci originali…Unica pecca la terribile traduzione del titolo (da The D.U.F.F –Designated Ugly Fat Friend- a L’A.S.S.O nella manica), che però posso capire in quanto l’acronimo in italiano non avrebbe funzionato.

Lo consiglio perché è sempre piacevole vedere un film divertente e che in qualche modo ti collega alla tua adolescenza passata e non.  


F.

giovedì 17 settembre 2015

Scrivimi una canzone

Ieri mi sono imbattuta per l'ennesima volta, su La5, in "Scrivimi una Canzone", film del 2007 di Marc Lawrence con Hugh Grant e Drew Barrymore.


Il film è la storia di Alex Fletcher (Hugh Grant) , ex popstar della band PoP! degli anni 80 che ormai si esibisce solo nelle fiere di paese e per un pubblico nostalgico di quegli anni. Capisce di poter tornare alla ribalta quando Cora Corman (Haley Bennett), la teen idol del momento gli chiede di realizzare un duetto con lei. Ha solo pochi giorni di tempo per scrivere una canzone e per questo ha bisogno di aiuto, così scopre che Sophie Fisher (Drew Barrymore), una ragazza che annaffia le piante nella sua casa, è una brava paroliera…lei all’inizio è titubante ma poi accetta di aiutarlo e così iniziano a lavorare insieme e cominciano ad innamorarsi. Completata la canzone la inviano a Cora che però ne modifica la melodia facendo perdere il senso del testo, questi cambiamenti non piacciono a Sophie che vuole rivelare le sue perplessità alla cantante, ma Alex la ferma convinto del fatto che questa nuova hit lo riporterà di nuovo in gioco ed è per questo che la loro storia e collaborazione subisce un arresto. Ma, come ogni commedia romantica che si rispetti, alla fine Alex, ovviamente innamorato di Sophie, canta una canzone inedita scritta per lei al concerto con Cora con la quale esegue anche “Way back into love” nella versione originale.

Il film non poteva non finire con il classico “vissero felici e contenti”, l’amore che supera il momento di difficoltà e loro due che continuano a scrivere canzoni insieme...La cosa che lo rende molto piacevole da guardare anche più volte è, oltre Hugh Grant naturalmente,  la chimica che c'è tra i due protagonisti e che non rende il film piatto, banale e sdolcinato. E poi ha una colonna sonora originale...canzoni scritte proprio per il film e cantate dagli stessi attori: da quelle stile anni 80 come “Pop! Goes my heart” alla hit "Way Back into Love" cantata da Drew Barrymore e Hugh Grant che è veramente bella! 


Per spendere un paio di ore in modo piacevole, rilassante e anche divertente questo film è l’ideale!

F.

mercoledì 16 settembre 2015

Letture: Il superstite, di Wulf Dorn

Letto in meno di una settimana, Il superstite è un romanzo dell'autore tedesco W. Dorn del 2010.
Tra il drammatico ed il thriller, il libro narra le vicende di Jan Fornster, psichiatra che da ventitré anni combatte coi fantasmi del suo passato e si colpevolizza per la scomparsa del fratellino, Sven, all'epoca dei fatti, di appena sei anni.
Grazie ad un nuovo impiego, Jan torna nella città natale, ospite del suo storico vicino di casa, anch'egli legato alla scomparsa del bambino.
Infatti Rudi Marenbourg, aveva da poco perso la figlia Alexandra, la cui morte era avvenuta di fronte allo stesso Jan, poco prima del secondo tragico evento.
Jan aveva deciso di cercare la voce dello spirito della ragazzina suicidatasi, e perdendo di vista per un secondo il piccolo Sven, non lo aveva più trovato.
Dal momento del rientro in città, Jan sembra essere circondato, oltre dai ricordi di spiacevoli eventi, anche da nuove terribili disavventure che lo vedono protagonista.
E' lui il superstite, ma occorre cercare un carnefice.

Proprio in questa ricerca consiste l'opera, dallo stile scorrevole, e soprattutto, dal colpevole non facilmente intuibile.
La scrittura è pungente, paratattica ma mai noiosa.
I personaggi, numerosi, sono comunque facilmente identificabili grazie alle loro caratteristiche, e dopo un iniziale momento in cui ci si sente spaesati di fronte a nomi e cognomi, il testo procede benissimo.

Forse una piccola pecca è quella di aver voluto risolvere il mistero in maniera un po' troppo sbrigativa, ma al di là di questo, il romanzo è davvero molto piacevole.
G.

martedì 15 settembre 2015

Senza nessuna pietà

Se escludiamo l'idea che un film debba per forza insegnarci qualcosa, e pensiamo semplicemente che possa raccontarci una storia... "Senza nessuna pietà" è un meraviglioso racconto.
Quella che racconta, è la storia di due brutti anatroccoli cresciuti tra i cigni: per un motivo o per un altro, infatti, i due protagonisti sono inadeguati rispetto all'ambiente che li circonda, e nel quale cercano di confondersi.
Mimmo (P. Favino) è un muratore, sfruttato grazie alla sua possenza, dallo zio anche come estorsore.
Tania (G. Scarano) è una escort che si guadagna da vivere spogliandosi tramite webcam o vendendo il suo corpo.
Entrambi recitano parti sbagliate, che non li rispecchiano, e dalle quali cercano di svincolarsi.
Dietro il robusto e burbero Mimmo si nasconde un uomo solo, timido, che ha paura del buio, delle banche, ed evidentemente dei rapporti col mondo.
La biondissima ed apparentemente ochissima Tania è in realtà una donna fragile ed empatica.
Mimmo e Tania sono l'uno il riflesso dell'altra: ed è per questo che sono pronti a salvarsi, a qualunque costo, fino all'epilogo di questo noir.
I due si conoscono in realtà per una fortuita coincidenza, ma l'istinto paterno di Mimmo e il sincero affetto di Tania si percepiscono sin dai primi gesti, e la storia tra i due, nasce così, in punta di piedi.

Non si tratta di una storia d'amore così come siamo abituati a vederla sui grandi schermi, fatta di frasi vuote, uscite a cena e regali.
Il rapporto tra i due è come la fitta trama di un tessuto: solida, difficile da sciogliere.
Poche parole (Favino recita con lo sguardo. Divinamente.), tanti piccoli gesti sinceri.
Ma non perdiamo di vista che Mimmo è pronto a tutto per proteggere la giovane Tania.
E farà certo il passo più lungo della gamba...

Le interpretazioni di tutti gli attori sono memorabili: a partire dai personaggi secondari (cito C. Gioè, perfetto nel suo siciliano; N. Davoli, I. Peynado); fino ai due protagonisti.
Soprattutto, benchè ormai dovrei essere abituata, mi stupisce ed emoziona sempre Favino.
In tutto il film dirà forse cento parole. Ma basta guardarlo per essere totalmente rapiti dal suo personaggio.
Bravissima anche Greta Scarano, che non conoscevo.
Per quanto riguarda la regia il film costituisce l'esordio per Michele Alhaique, che se la cava magistralmente.
Deliziosa la sceneggiatura, che ci trasmette tutte quelle sfumature che l'animo umano, proprio per la sua natura a volte fragile, a volte incattivito, a volte vittima e a volte carnefice può provare.
Meravigliose poi la fotografia, e la scenografia, vere chicche della pellicola. I giochi di luce ripercorrono e riflettono proprio la mutevolezza dell'essere uomo, e riallacciandomi al discorso appena fatto, delle sue diverse sfaccettature.
Da vedere!

Il film è in programmazione su sky cinema...non perdetelo!
G.

giovedì 10 settembre 2015

Corto: due piedi sinistri

Parlo di un corto che ho appena visto.
Non conosco la regista, se non di nome (Isabella Salvetti, sono sicura che sentiremo tanto parlare di te!); so che sta vincendo tanti premi e che il suo video è condivisissimo.
Meritatamente.
Bastano pochi minuti.
Guardate questo video , perché è davvero qualcosa di spettacolare.
Inutile dire che mi sono commossa.
G.



Qui la mia recensione: attenzione, contiene spoiler!

martedì 8 settembre 2015

I nostri ragazzi

Ho visto un film splendido!
Non mi capitava da un po' di vedere un film così bello, dico davvero.
Ambientato nella Roma bene, I nostri ragazzi racconta di un tragico episodio capitato a due nuclei familiari, vicinissimi e diversi.
Paolo (Luigi Lo Cascio) è un chirurgo pediatrico, sposato con Chiara (Giovanna Mezzogiorno) e padre di Michele (Jacopo Olmo Antinori).
Sin da subito si capisce che Paolo è il traino dell'ospedale: ottimo medico, bravo supporto per le mamme preoccupate, simpatico con le infermiere.
Anche a casa è perfetto: marito premuroso e ironico, padre presente ma non oppressivo.
Il fratello, Massimo (Alessandro Gassmann), dopo la morte della prima moglie, da cui ha avuto la primogenita Benedetta (Rosabell Laurenti Sellers) ha sposato Sofia (Barbora Bobulova) da cui ha avuto una seconda bambina, Maria.
Massimo è ben diverso dal fratello: avvocato spietato, lui non deve giudicare.
Si limita ad applicare la legge, con i suoi clienti, prestando, come succede, il volto anche ai colpevoli.
A casa non è sicuramente il padre più attento del mondo, né il marito più presente.
I due non possono essere più diversi, e lo vediamo dai numerosi scontri sul piano etico e morale.
Ma succede una cosa inaspettata: i cugini, appena sedicenni, Michele e Benedetta, anche loro diversissimi (il primo svogliato studente poco propenso a chiacchierare; la seconda brava studentessa, con un ottimo rapporto con sorellina e "matrigna") vengono probabilmente filmati da una telecamera di sicurezza mentre aggrediscono fisicamente una barbona, lasciandola poi per strada.
Non si ha la certezza che siano loro, non esistono testimoni.
Gli adulti, di fronte alla visione dei video, hanno quattro reazioni totalmente diverse: solo Paolo sembra capire cosa sia giusto fare; Massimo è pronto a difendere figlia e nipote; Sofia a mentire per coprirli; Chiara è incredula e addirittura non vuole davvero convincersi che il ragazzo con la giacca bianca sia il figlio, lei, così abituata a dare la responsabilità delle cadute di Michele alla scuola, alle compagnie, alla cugina stessa.
Buon senso e giustizia si mescolano come in un vortice impazzito, le certezze crollano, i castelli costruiti sapientemente mostrano le loro fragili fondamenta, la morale e l'etica vengono messe a dura prova.
Il turpe è l'ingrediente principale, visto che sembra che nessuno sappia comportarsi secondo ragione. Non solo i ragazzi, anche gli adulti sono guidati dall'amore paterno e materno, piuttosto che dal senso del giusto.
Il film è uno scontro continuo tra punti di vista inconciliabili, fino ad un finale che vi lascerà letteralmente senza fiato.

Forse l'unico difetto di tutta la pellicola è in qualche modo cercare di colpevolizzare i giochi violenti dell' errore tremendo commesso dai due ragazzi.
Michele gioca ai videogames; i due, quando sono insieme guardano una webserie un po' trash, fatta di violenza e scene splatter.

Oppure colpevolizzare la noia.
Forse sarebbe stato meglio mettere a confronto due famiglie appartenenti a ceti sociali diversi, per dimostrare da un lato, che non sempre avere tutto ciò che si vuole è sinonimo di cattivo ragazzo; e dall'altro, che può diventare autore della stessa crudeltà di un ragazzo ricco e viziato, una persona cresciuta in una famiglia che si fa in quattro per arrivare a fine mese.
Detto questo, il film è da vedere assolutamente!
La recitazione degli interpreti è avvincente.
Forse, rispetto agli altri, un po' sottotono la Mezzogiorno.
Ma di fronte alla bravura dei giovanissimi (su Rosabell, ammetto, non nutrivo alcun dubbio!), della Bobulova e soprattutto della coppia di opposti Lo Cascio-Gassmann, nemmeno è una pecca così grave.
Buona anche la sceneggiatura. Misurata, controllata e ad effetto.
La regia mi ha lasciata senza parole,così come la fotografia.
Le immagini si stampano nella mente, è perfetta.
Belle anche le musiche, e ancor più i rumori, assordanti negli stessi momenti in cui i protagonisti non possono capire cosa accade intorno a loro: emblematica la scena del dopo pranzo dei due fratelli sulla spiaggia.
Davvero, un film che consiglio!
G.

#cineclubporaccio CON BARBIE XANAX!

Oggi un post particolare!
Risponderò al tag #cineclubporaccio con Barbie Xanax (Vi lascio i suoi due canali yt: BarbieXanax e BarbieXanaxFactory ; mentre qui  c'è il gruppo su facebook in cui si parla di cinema e non solo!)
Bando alle ciance, e via con le domande!

1. "Il film che segretamente ami ma di cui ti vergogni".   "Un Natale per due". Lo so. Se v'è passata voglia di leggere, lo capisco!
2. "Il film che tutti idolatrano ma che tu hai odiato" Odiato è un parolone...in generale però non ho amato come il resto del mondo "Pulp Fiction".

3. "Il film che ti vergogni di non aver visto" "Matrix". Mi sotterro, non vi preoccupate, faccio da sola.
4. "il film più malato che hai visto" "Shutter Island", meraviglioso!
5. "Un film che avresti voluto vedere ma alla fine non hanno fatto più"  ...non mi viene in mente nulla!
6. "miglior film da vedere in compagnia?" I film horror, le commedie...quasi tutti i film si possono vedere in compagnia!

7. "miglior film da vedere da soli?" I film drammatici. Io devo piangere da sola!
8. "un Film che ti ha segnato l'infanzia" "DUMBO". E a voi, no?
9." film di cui non hai mai visto l'inizio o la fine" Credo nessuno! O li vedo per intero o niente!
10. "un film che ti ha influenzato da grande" "Mine vaganti". Sempre e comunque!
11"Se la tua vita fosse un film, quale sarebbe?" Che domande...vi dice niente "Il diario di Bridget Jones"?? Senza i due  figoni. E vabbè.
12."un che non ti ha lasciato Niente" I cinepanettoni, tutti!!!
13."un film che rivedresti ora" "Chocolat"! Oh, che bello!
14. "un film che sconsiglieresti sempre"  "Colpa delle stelle"! Aiuto!
15."al cinema da solo o in compagnia?" Sempre andata in compagnia, però non escludo che per un film che mi interessa andrei da sola!
16."Che genere ti piace?" Drammatici, Thriller,specialmente psicologici, ma anche una commedia fatta bene!
17."il film che ti ha fatto più piangere" Credo "One day". Ma piango sempre, quindi non faccio testo!
18."un film da non guardare mai prima di andare a letto" "L'esorcismo di Emily Rose"!!!
19."film da guardare abbracciati di fronte al caminetto" Ma abbracciati a chi? Ma che volete? Ma ci conosciamo?
20."quale è film cancelleresti dalla storia" "Ma tu di che segno 6?", per preservare il nome di Gigi Proietti e non far sapere a nessuno di questo errore.
21."quale tra tutti i film salveresti per i posteri" "La vita è bella". Ovvio.
22.che film andresti a vedere oggi? "città di carta", per curiosità!
23."quale è stato l'ultimo che hai visto" "Home sweet Hell". ve ne ho parlato anche qui!
25."da quale sei fuggito prima della fine" E' successo una volta sola, ma non ce l'ho fatta: "The counselor" è veramente brutto!
26."il finale che non ti saresti mai aspettato" "Shutter Island", splendido!




Partecipate anche voi, se ne avete voglia!
G.

lunedì 7 settembre 2015

Letture: "Io e te" Di Niccolò Ammaniti


Di solito quando uno fa qualcosa di sgradito, dice di aver buttato il suo tempo.
"Per questo film ho sprecato due ore della mia vita!" "Questa persona mi ha rubato un anno di esistenza!".
Ieri Niccolò Ammaniti mi ha regalato due orette e mezza di tempo. Durante le quali io ho divorato questo meraviglioso romanzo, poi posato col cuore un po' ammaccato, ma tanta meraviglia negli occhi.
Il romanzo, del 2010, narra in prima persona di un'esperienza particolare vissuta da Lorenzo quando aveva 14 anni.
Ora, se io descrivessi bene cosa succede a Lorenzo, probabilmente nessuno leggerebbe più il libro: mi limiterò a dire che Lorenzo è un ragazzino un po' particolare, sicuramente introverso e poco incline a fare amicizia, ma non per questo senza cuore.
Lorenzo è circondato da pochissime altre persone: genitori, nonna Laura, Olivia, la figlia che il padre ha avuto dal precedente matrimonio, qualche compagno di classe, il portiere Franchino.
Facciamocelo bastare.
I motivi per cui questo libro mi è piaciuto, sono molteplici.
Innanzitutto, il modo di scrivere di Niccolò Ammaniti, è qualcosa di ammaliante.
Ti avvolge come una coperta d'inverno, e un po' come una calamita non ti consente di staccarti dalle pagine finché non arrivi all'ultima.
Sfortunatamente lo conosco troppo poco bene, come autore, per dare un giudizio complessivo sulle sue opere, ma sono sicura che leggerò tutto quello che mi manca!
Poi la caratterizzazione dei personaggi: leggendo sembra proprio di averceli davanti, nonostante non ci siano lunghe descrizioni sui loro caratteri o aspetti fisici.
E poi i personaggi stessi, che ti fanno provare un moto di affetto misto a rabbia nei loro confronti, benché nemmeno siano reali.
Ma questa è la meraviglia del libro. Questa è proprio la meraviglia della lettura.
G.

Home Sweet Hell

Purtroppo un altro film noioso che lascia con tante perplessità.
K. Heigl è Mona, una donna affetta da un disturbo compulsivo-ossessivo, maniaca dell'ordine e del rigore. E' perfetta nella gestione della casa, dei figli, del giardino. Pianifica il momento e la durata dei rapporti sessuali col marito Don (P. Wilson) e tiene un libro degli scopi da raggiungere.
Don vende poltrone e oggetti di arredamento,e conduce una vita piatta, costretto a subire le paranoie della moglie.
Ma nella vita di Don arriva una nuova impiegata, Dusty (J. Brewster), con la quale inizierà una storia di sesso.
Dovendo confessare il tradimento alla moglie, essendo Dusty rimasta incinta, Mona, più interessata alle apparenze che ai sentimenti, lo costringe ad ucciderla perchè nessuno sappia nulla della scappatella.
Ma in realtà della nuova impiegata si sa ben poco...e se anche lei avesse un piano per incastrare i due coniugi?



Il film è lento. Parecchie scene non fanno altro che "allungare il brodo", essendo ripetitive o comunque inutili allo svolgimento della trama.
Anche la sceneggiatura non è delle migliori, a tratti teatrale e molto costruita.
Però dei lati positivi ci sono, questo è innegabile.
Innanzitutto la regia, del giovane A. Burns, alla prima esperienza con un lungometraggio, è piuttosto buona, vista e considerata la sua inesperienza, soprattutto.
Bellissima la fotografia, e nell'insieme, il film è piacevole alla vista: costumi, trucchi, abiti, arredamenti delle case...
La recitazione è perfetta: anche solo con gli sguardi i vari attori dimostrano di essere perfettamente calati nei loro ruoli, e, più di tutti, è bello notare come K. Heigl sia perfetta anche fuori dai soliti ruoli convenzionali a cui ci ha abituati:  single incallita, bionda in carriera, innamorata delusa...e sappia anche vestire i panni di un personaggio davvero spietato.
G.

sabato 5 settembre 2015

Il volto di un'altra
















Assolutamente sconsigliato questo film di cui le uniche cose salvabili sono la fotografia e gli splendidi costumi, oltre che la recitazione di Lino Guanciale.
Per il resto, purtroppo, mi trovo a dover bocciare in toto la pellicola.
Innanzitutto la trama, certo, innovativa, interessante, ma sviluppata, a mio modo di vedere, male.
Bella (L.Chiatti) viene licenziata dalla conduzione di un programma televisivo, poichè il suo volto ha stancato i telespettatori.
Approfittando di un incidente stradale, decide di fingere, con la complicità del marito (A. Preziosi), noto chirurgo plastico di dover subire un trapianto facciale per poter cavalcare di nuovo l'onda del successo.
Inoltre, grazie ai soldi dell'assicurazione, i due riceveranno un'enorme somma che li salverà dal conto in rosso.
A capire che qualcosa non quadra è Tru Tru (L. Guanciale), operaio che sogna di diventare un affermato cantante, col suo gruppo di ventriloqui, e che è segretamente innamorato di Bella.
Nel film c'è un'accozzaglia di tematiche e di riferimenti, troppo spesso solo accennati che creano solo scompiglio.
Innanzitutto le scene in b/n, alcune addirittura con le didascalie tipiche del cinema muto.
L'assenza di colore viene giustificata col fatto che al dottore fa impressione la vista del sangue: nonostante l'idea carina di fare del "metacinema" in cui i personaggi si accorgono di essere in b/n e addirittura domandano il perché, o il lato divertente del chirurgo che si spaventa di fronte al sangue, il film non è una commedia che fa ridere.
Non è nemmeno una commedia che fa riflettere: si accenna a scene oniriche, in cui i pazienti della clinica si muovono con i volti totalmente coperti, ma anche questo riferimento è appena abbozzato.
Balletti improvvisati dai due protagonisti si trasformano in scene al rallenty, senza alcuna utilità. E' come se le scene fossero lasciate al caso e non frutto di una scelta consapevole.
Ancora: è presente la tematica del turismo dell'orrore.Sapendo che la nota presentatrice subirà un intervento molto invasivo, una folla di giornalisti e curiosi si piazza fuori dalla sua stanza in attesa di notizie, mossa solo dalla curiosità e non dal reale interesse nei confronti della donna ferita e, da come si dice, deturpata.
O i fotografi, che per ottenere uno scatto della meravigliosa Bella fasciata sono costretti a fare donazioni alla clinica stessa.
Ma, anche in questo caso, scene brevi, fini a se stesse, che lasciano poco e niente.
Insomma... si sarebbe potuto fare molto meglio, togliendo qualcosa, concentrandosi di più su qualcun'altra; eliminando dei riferimenti, spingendo più su altri...
Anche il trucco, quello della deturpazione di Bella, c'è, e purtroppo si vede!
Peccato!

giovedì 3 settembre 2015

Minions


Prima di diventare i fedeli scagnozzi del cattivissimo Gru, cosa facevano i Minions?
La voce azzeccatissima di Alberto Angela ci descrive brevemente le origini di questi esserini gialli, nati con lo scopo di cercare un capo-cattivo da servire.
Dopo esperienze disastrose, e un lunghissimo periodo di isolamento, Kevin, la mente del gruppo, decide di partire alla ricerca di un supercattivo.
Lo seguono Stewart, spinto avanti dai compagni, e l'affettuoso Bob, entusiasta di essere parte di un progetto così importante.
I tre si ritrovano nei favolosi anni '60, e scoprono che a Orlando si tiene l'expocattivi (Villain-con, chiara allusione del Comic-con realmente esistente).
Grazie ad uno scherzo del destino, i tre amici diventano gli aiutanti di Scarlet Sterminator, la prima donna "supercattivissima di tutti i tempi"!
Come dice proprio lei, ormai i tempi sono cambiati, è giusto che anche il genere femminile partecipi alla lotta contro il bene!
Lo scopo di Scarlet e di suo marito Herb (in Italia doppiati dalla riuscita coppia televisiva Littizzetto-Fazio) è rubare la corona alla govanissima regina Elisabetta.
Intanto, gli altri Minions, dopo fallimentari tentativi di trovare un ulteriore capo, decidono di mettersi in viaggio per raggiungere i tre più fortunati.
In Inghilterra, però, succede una cosa del tutto inaspettata al dolce Bob, e i giallissimi protagonisti saranno costretti ad affrontare problemi ben più grandi di loro...

scena


Nel film sono certo degni di nota i disegni, oltre che le piacevolissime vocine dei minions (a proposito: Non credete alla bufala che circola sul web, secondo cui i Minions sarebbero un omaggio ai bambini ebrei sottoposti a esperimenti nazisti, e quindi impossibilitati a parlare! La foto che circola, con questi personaggi dalle teste coperte, è un famosissimo scatto che ritrae dei sommozzatori!).
Molto bella la colonna sonora. (Aspettate i titoli di coda, per alzarvi dalle poltrone!)
In generale il film diverte, anche grazie alla sua comicità demenziale, ma mai volgare, in perfetto stile minions (chi ha visto cattivissimo me cattivissimo me 2, sa certo a cosa mi riferisco!).
Ho trovato piacevole pure l'assenza di riferimenti ai film precedenti, per evitare a chi non li avesse visti di non capire qualcosa.
Un piccolo problemino di incongruenze c'è, e si nota: se i Minions hanno passato soli gli ultimi millenni, come fanno a sapere come funziona un'antenna? Come fa la bambina che da loro un passaggio a sapere quale sia il loro scopo?
Ma di fronte alla tenerezza di Bob, all'incredulità di Stewart e alla prontezza di Kevin...tutto è perdonabile.
G.

La mia classe

Non saprei bene come iniziare la recensione di questo piccolo capolavoro.
Fino alla fine non capisci bene dove sia il confine tra realtà e finzione; cosa sia la battuta preparata e studiata, cosa invece provenga dritto dal cuore.
In realtà credo che il più delle volte le due cose si sovrappongono.
In realtà ne sono sicura.

Il film è a metà tra il dramma e il documentario: una sorta di meta-film in cui Valerio Mastandrea interpreta un maestro di italiano per una classe di stranieri e al contempo se stesso, che da attore  di talento qual è, assiste alle riprese e alle prove tecniche; ripete le scene, o analizza i suoi errori; gli studenti portano sulla scena se stessi.

Il film ci permette di capire come sia possibile, all'interno di una classe di persone diverse,avere la possibilità di esprimere il valore tra i più alti esistenti: l'uguaglianza.
Per dare voce ai nostri sentimenti, Mastandrea si cala nei panni di un maestro delicato, ma fermo; è divertente e al contempo divertito dagli errori dei suoi allievi.
Non è semplicemente il ruolo di maestro di italiano, il suo.
Senza fare retorica da a noi spettatori, come alla sua classe, degli insegnamenti di vita.
Ma i veri insegnanti sono gli studenti.
Loro, lentamente, con tutte le difficoltà di comunicazione che possiamo immaginare, ci parlano delle loro esperienze. E ci fanno commuovere.

Durante le lezioni vengono affrontati diversi argomenti: di cosa si ha paura?
La risposta di solito è, o di qualcosa che non si conosce, come la morte, o di qualcosa che probabilmente si è conosciuto fin troppo bene: la disoccupazione, la guerra.
Di cosa ha paura il maestro? Dei suoi stessi alunni. E per lui il coraggio è comunque andare a tenere lezioni tutti i giorni.
Anche noi abbiamo paura del diverso? Anche noi troviamo il coraggio di affrontare quello che non conosciamo senza pregiudizi?
Siamo accoglienti nei confronti di ciò che ci spaventa? O la paura ci accieca, e ci annienta, tanto da tenerci lontani da tutto quello che appare diverso da noi?
Forse, spesso, la seconda: non si parla, e non è colpa delle differenze linguistiche.
Volendo, con errori, verbi a casaccio, preposizioni sballate, ci si capisce. Certo, bisogna avere voglia di conoscere.

Si parla del lavoro. E di schiavitù. Si parla di diritti e di doveri. Si parla dell'importanza di rispettare le leggi e le regole del paese che ti ospita. E si parla del fatto che talvolta le regole sembrano strapparti il diritto alla vita. Che fare? Non ci viene data una risposta. Non ci viene servita un'illuminante soluzione ai problemi che affrontiamo. Rimaniamo noi, spettatori, soli, a riflettere.

Il film è quasi completamente ambientato nell'aula in cui si tengono le lezioni. Talvolta vengono riprese le indicazioni del regista, vengono ripetute le scene, gli allievi vengono microfonati.

I colori sono quelli scuri delle grigie mattine scolastiche.
La musica è quasi completamente assente: si sente un'unica canzone, che è alla base di un'analisi fatta dagli stessi studenti.
La canzone è "l'autostrada" di Daniele Silvestri. Ed è proprio questa ad aprire nuove finestre e nuovi spunti di riflessione.
https://youtu.be/HbY7_S1WxIA

Mastandrea la spiega brevemente. Poi domanda ai loro allievi cosa significhi per loro.
Diverse anime esprimono diversi punti di vista: la gente si disinteressa dei tuoi problemi, va avanti per la sua strada e per la sua vita; lui, il protagonista, è un emarginato: nessuno sa bene cosa faccia...e a nessuno in effetti interessa!
Ma anche: lui è sempre lì, fermo. Mentre gli altri vivono. E uno studente paragona il protagonista della canzone a se stesso, che nel ristorante in cui lavora vede passare una donna, poi la stessa donna col compagno, poi incinta, poi col passeggino...e lui è sempre lì, fermo.

Davvero un esperimento riuscito.
Daniele Gaglianone, alla regia, si conferma per il grande spirito sensibile che è.
La naturalezza di Valerio Mastandrea fa venire voglia di tornare tra i banchi...o sulla cattedra.
Le singole sensibilità degli allievi, con le loro timidezze e le loro paure, ci stanno di fronte come uno specchio. Eliminano ogni forma di pregiudizio,
G.