giovedì 29 ottobre 2015

Tutte contro lui

Mark King (Nikolaj Coster-Waldau) è sposato con Kate (Leslie Mann), ma la tradisce con Carly (Cameron Diaz).

Kate e Carly non sanno l'una dell'esistenza dell'altra.
Pensano di essere la moglie e la fidanzata di un uomo perfetto, pieno di attenzioni e di amore.
Ma un giorno scoprono delle bugie di Mark, e decidono di coalizzarsi contro di lui.
Alla strana coppia di amiche si aggiunge Amber (Kate Upton) giovanissima altra amante di Mark, convinta che lui stia divorziando dalla moglie traditrice.
Con l'appoggio di Phil (Taylor Kinney), fratello di Kate, le tre decidono sia arrivato il momento di farla pagare a quest'uomo che le ha fatte soffrire.

La commedia è carina, ma davvero piena di banalità. Giusto per fare qualche esempio:
 Carly e Kate sono agli antipodi, la prima, avvocato di successo, sicura di sé e attenta all'aspetto fisico; la seconda, casalinga, ha rinunciato a tutto per la vita di coppia, e non si preoccupa di depilarsi o di vestirsi alla moda.
Amber è la classica bella e sciocchina.
Tra le punizioni inflitte a Mark c'è il lassativo a effetto immediato, che lo costringe a correre al bagno durante una cena.
Mark non è solo un traditore, ma anche un truffatore senza scrupoli.
Anche il finale è piuttosto scontato, diciamo che non c'è davvero bisogno di vederlo.

Insomma, nulla di speciale. Soprattutto visto che alla banalità si aggiunge la fantascienza: dove e quando è possibile che la moglie e le amanti di un uomo diventino migliori amiche e si giocano una notte di sesso con lui a morra cinese?
Quante probabilità ci sono che trovino di nuovo l'amore grazie alla frequentazione tra loro?

Le uniche cose a favore di questa commedia sono costumi e scenografie.
Abiti, trucchi, pettinature, accessori...sono incantevoli.
Anche gli ambienti sono molto ben curati, sia l'ufficio in cui si muove Carly, che le varie abitazioni, sono invidiabili.

In definitiva...se volete prendere spunto su come arredare il vostro nuovo salotto, o su come vestirvi per il prossimo colloquio di lavoro, guardatelo. Se avete voglia di perdere un paio di ore senza concentrarvi troppo, guardatelo. Ma se avete voglia di un film piacevole, di una storia realistica o di una commedia che vi lasci comunque qualche spunto su cui riflettere...questo film non fa per voi!
G.

mercoledì 28 ottobre 2015

Poli opposti

Lui, Stefano, adora il mare, la Juventus, il vino rosso e la fiorentina alla brace, e nella vita fa il terapista per coppie in crisi.
Lei, Claudia, preferisce la montagna, è romanista, vegetariana e ama il vino bianco. Fa l'avvocato divorzista.
Stefano e Claudia, rispettivamente interpretati da Luca Argentero e Sarah Felberbaum, sono, è evidente, due poli opposti.

Per uno strano scherzo del destino, due persone così diverse, si ritrovano a condividere lo stesso pianerottolo, e sono costrette, pian piano a conoscersi. 
A ri-conoscersi, anzi, visto che si scopre ben presto che i due erano amici di infanzia.


A favore del film, diversi punti: il soggetto (Federici, Miniero, Ercolino), che va al di là della "banalità" che può essere associata a una commedia romantica, ed è in realtà depositario di un bel messaggio e la sceneggiatura (Pondi, Logli, Irrera, Graiani), spigliata ma non per questo vuota.
Perfetta poi l'interpretazione dei vari attori: non parlo solo dei due protagonisti, ma anche di tutti quei personaggi secondari che circondano e arricchiscono le loro vite. 
Belli anche i costumi, e i look più in generale, che hanno una chiara funzione di identificazione dei personaggi. 
Tranne che in alcuni momenti è molto buona anche la regia.
Max Croci, per la prima volta alle prese con un lungometraggio, è davvero bravo, e non c'è che da complimentarsi con lui.

 Resta da scoprire se avrà la meglio il detto "chi si somiglia si piglia" oppure "gli opposti si attraggono". 
Voi avete dubbi?! 

Ma è giusto che sia così, proprio perché il film non è la classica commedia priva di significato, come probabilmente molti penseranno guardando il trailer.
Dietro le iniziali provocazioni e i continui punzecchiamenti tra Claudia e Stefano, dietro l'innamoramento successivo e i baci rubati...insomma, dietro la storia d'amore che forse ci aspettiamo, e che comunque ci lascia il sorriso sulle labbra, c'è di più, ed è soprattutto per questo "di più" che il film merita di essere visto!
G.

sabato 24 ottobre 2015

Diciotto anni dopo

Voglio recensirvi uno di quei film che più vedi, più apprezzi.
Questo è uno di quelli.

Diciotto anni dopo è la storia di Mirko e Genziano, due fratelli che hanno smesso di parlarsi e frequentarsi dal giorno della morte della mamma.
A farli rincontrare  è un altro evento tragico, la morte del padre, che come ultimo desiderio ha quello di essere portato in Calabria dai due figli, uniti.
L'intera storia verte così sul percorso che i due fratelli, così diversi, devono affrontare. 
Si tratta di un viaggio materiale, su strada, e di un viaggio mentale, fatto scavando nel proprio io e riportando in superficie vecchie ferite mai rimarginate.

L'abilità della sceneggiatura sta nel perfetto bilanciamento tra emozioni diverse. 
Sottilmente lo spettatore si ritrova dall'aver appena sorriso, all'asciugarsi gli occhi umidi, dal provare compassione, all'arrabbiarsi.

Ecco. Questo è proprio il bello di questo film: scavando nell'anima di Mirko e Genziano, arriva certamente alla nostra.

In particolare, oltre all'ottima sceneggiatura -che, personalmente, è in un film la cosa a cui bado di più-, ho apprezzato la regia, e le interpretazioni dei grandi Leo, Impacciatore, Bonini e Ferzetti. 
Menzione d'onore va a Vinicio Marchioni, che ha una parte minuscola, per non dire un cameo. Una chicca, nella chicca.

Il film è del 2010, ed è il primo a vedere la firma alla regia di Edoardo Leo.
Benché ci sia un'incongruenza nella trama (che vi invitiamo a scovare, per evitare uno spiacevole spoiler, che rovinerebbe l'intera visione!), era evidente che stesse per nascere una stella.
E dal successo avuto in seguito, non si può certo dire che ci siamo sbagliati!
Come ribadisco, la sceneggiatura (che vede la collaborazione proprio dei due protagonisti, Leo e Bonini) è qualcosa di talmente piacevole da sembrare quasi una poesia scritta per essere recitata. Incantevole e delicata, rende l'atmosfera ora tangibile, ora decisamente onirica.

Menzione d'onore alle musiche, curate da Gianluca Misiti; e alla colonna sonora, che recupera un meraviglioso Sergio Endrigo (Lontano dagli occhi, lontano dal cuore), facendo commuovere anche i meno teneri.

Non pensate sia il caso di recuperare questo gioiellino? Approfittatene, finalmente Diciotto anni dopo è su Sky!
G.

mercoledì 21 ottobre 2015

21 Ottobre 2015 -> Ritorno al Futuro Day

Il futuro è adesso! Oggi  è il giorno in cui Marty McFly e Doc Brown arrivano dal 1985…qualunque fan di Ritorno al Futuro non aspettava che questo giorno…La trilogia è considerata iconica nel mondo del cinema degli anni 80 e oggi nel mondo tra celebrazioni e festeggiamenti si rende omaggio a questa saga…



Il 21 Ottobre 2015, Marty McFly, per salvare la sua famiglia arriva nel futuro a bordo della DeLorean nella Hill Valley…questo è quello che succede nel secondo capitolo della trilogia…



Non possiamo non mettere a confronto il futuro immaginato da Robert Zemeckis da quello attuale e quindi vediamo quante cose esistono davvero e quali invece probabilmente non vedremo mai.

Tra le cose realizzate abbiamo:

- Le scarpe autoallaccianti...prodotte qualche anno fa la nike in edizione limitata ispirandosi proprio alla trilogia e devolvendo il ricavato della vendita alla Michael J. Fox Foundation (che raccoglie fondi per la ricerca sul Parkinson, malattia da cui è affetto l’attore)




-  Il cinema 3D…oggi difusissimo non solo ai cinema ma anche sui televisori di casa


-  Gli smart glass…occhiali tecnologici prodotti dalla google e usciti sempre qualche anno fa




-  E poi le videochiamate, i tablet, i videogiochi interattivi e addirittura è stato realizzato da Lexus in onore a Ritorno al futuro il volopattino (Hoverboard), lo skateboard senza ruote.

Invece tra le cose non esistenti abbiamo le macchine volanti che sarebbero impossibili da gestire per quanto sia probabile la loro invenzione o la giacca che si asciuga da sola.
Considerando che gli anni 80 erano molto lontani dal 2015 molte previsioni si sono concretizzate…

Vi lascio qui un video pubblicitario realizzato dai due attori Michael J.Fox e Christopher Lloyd per la toyota in cui parlano delle differenze tra il passato e il presente.


Per celebrare questo giorno in molti cinema italiani verranno proiettati i primi due capitoli della saga...non perdete questo evento!...E se nel cinema della vostra città non c'èdomani su Italia Uno ci sarà una maratona di Ritorno al Futuro...la trilogia completa a partire dalle 19:25...

Buon Ritorno al Futuro Day!!


F.

sabato 17 ottobre 2015

Letture: l'incredibile Urka


Luciana Littizzetto mi sta parecchio simpatica.
E' raro che dica qualcosa che percepisco essere di cattivo gusto.
E il suo quattordicesimo (ebbene sì! Quattordicesimo!) libro è proprio come lei: per il 99% simpatico, e assolutamente vicino al mio pensiero, per quell'1% restante, meno condivisibile.


"L'incredibile Urka", uscito lo scorso anno per la Mondadori, è costituito da una serie di monologhi della stessa Luciana, molto brevi, e riguardanti argomenti diversissimi tra loro: dichiarazioni sconvolgenti di famosi vip; invenzioni strampalate e inutili; scoperte scientifiche; ma anche accenni alla politica e alla religione.
Il commento dell'autrice, come possiamo immaginare, è sarcastico e pungente, senza mai sforare nella maleducazione, e sempre volto a fare sorridere chi legge.

La cosa impressionante-in senso positivo, si intende!- è che nell'arco dell'intera lettura, immaginerete esattamente la voce dell'autrice dire quelle stesse cose che state leggendo.
L'idea del monologo vi accompagnerà dalla prima all'ultima pagina!

Insomma, è chiaro che "l'incredibile Urka" sia un libro piacevole, certo senza troppe pretese, ma leggero e divertente, ideale per staccare un po'.

Certo, bisogna conoscere un po' Lucianina e i suoi modi di dire per capire tutto tutto. Ma credo che tutti sappiate a cosa si riferisca quando parla del Walter o della Iolanda...
E se non lo sapete, beh, è ora di recuperare almeno qualche suo video su youtube!
G.

giovedì 15 ottobre 2015

Serie tv: E' arrivata la felicità

Dopo due puntate, lo dico senza troppi giri di parole: Adoro è arrivata la felicità.
Adoro ogni singolo personaggio della serie, adoro la comicità creata dalla situazione, adoro la regia, e adoro la sceneggiatura.

Orlando (C. Santamaria) padre single di due figli, è disperato per via dell'abbandono, avvenuto sei mesi prima, della moglie che ancora ama.
Angelica (C. Pandolfi), vedova e mamma di due gemelle, sta per sposarsi e si rivolge proprio ad Orlando per la restaurazione della casa in cui andrà a vivere successivamente.
I due, dopo un inizio burrascoso, diventano amici e fanno un patto: Grazie all'aiuto di Angelica, Orlando riprenderà in mano la sua vita, in cambio, imparerà a ballare e farà con lei una gara di tango a cui tiene molto.
Questo il succo del discorso, ma intorno ai due protagonisti, si muovono una serie di personaggi secondari, ma non per questo mal caratterizzati.
C'è la sorella di Angelica, Valeria (Giulia Bevilacqua), lesbica e per questo non accettata dalla madre, una Lunetta Savino che veste i panni di una donna bigotta e all'antica. Ci sono i genitori di Angelica e Valeria, Giovanna e Giuseppe (Ninetto Davoli), che si occupano di una pasticceria.
C'è Nunzia (Simona Tabasco), segretaria neoassunta, perfetta nei panni della ragazza che deve affrontare la giungla della nuova città, e del nuovo lavoro. Per ora, la mia preferita.
E poi c'è la famiglia di Orlando: il fratello, e collega, Pietro (Alessandro Roja), la compagna (Myriam Catania), i genitori (Edwige Fenech e Massimo Wertmuller), altolocati e sempre in prima linea quando si parla di ideali ed ecologia.
Poi ci sono i giovanissimi: le gemelle sono una l'opposto dell'altra. Se Laura (Greta Berti) è buona e gentile con tutti, Bea (Giorgia Berti) è egoista e menefreghista; i figli di Orlando, invece, sono Pigi, bambino di otto anni assennato e maturo (interpretato da Francesco Mura) e il maggiore Umberto (Andrea Lintozzi Senneca), un "giovane già vecchio".

Apprezzatissimi i nomi prestati dal mondo della letteratura: Oltre ai riconoscibilissimi Orlando e Angelica, un omaggio alle donne cantate da Petrarca e Dante viene fatto con la scelta dei nomi delle gemelle.

Poco vista, e piacevole, l'idea di far raccontare la storia ai due protagonisti, che intervallano le vicende con le loro parole e i loro giudizi, parlando del passato come di un grandissimo errore.

Davvero favolose regia e sceneggiatura, che fanno ridere di gusto, e raramente capita con una serie tv "all'italiana". Basta poco per caratterizzare i personaggi e amarli, anche coi loro difetti peggiori. Basti pensare alle "cattivissime" nonne, una omofoba, l'altra solo all'apparenza profonda e attenta ai problemi del sociale, ma in realtà superficiale.
Ci voleva proprio!

L'unico difetto? Finisce troppo presto!
G.

Veronica Mars-il film

Il film riguarda Veronica Mars, protagonista dell’omonima serie televisiva.



Ieri per la prima volta è stato trasmesso in chiaro dalla tv italiana. Uscito nel 2014, il film è stato interamente finanziato dai fan della serie tramite il sito crowdfunding kickstarter. Grazie al record di finanziamenti ottenuti, Rob Thomas, produttore e regista della serie e del film, è riuscito ad ingaggiare la maggior parte dei vecchi protagonisti e ad inserire un divertente cameo di James Franco.

La storia è raccontata nel futuro circa dieci anni dopo dagli eventi di fine serie creando un collegamento con la stessa, l’inizio infatti ripercorre le tre stagioni raccontate in prima persona dalla protagonista.

Veronica (Kristen Bell), dopo aver lasciato l’Hearst College si laurea in legge alla Stanford ed è un avvocato che vive a New York con Piz (Chris Lowell). È costretta a tornare a Neptune quando Logan (Jason Dohring), il suo ex fidanzato, viene accusato dell’omicidio della sua ragazza, la cantante Bonnie DeVille e ovviamente Veronica metterà a disposizione tutte le sue doti investigative per risalire alla verità.

La trama nonostante non abbia nulla di particolarmente originale, richiama in tutto e per tutto la serie: abbiamo il mistero da risolvere, la vecchia Veronica in azione con tanto di borsa di pelle e macchinetta fotografica rispolverate da un vecchio baule, i vecchi amici e, ovviamente “l’epicità” di Logan e Veronica insieme ancora una volta.

Dopo ben sette anni dalla fine della serie, la cosa più bella è stata proprio rivedere tutti i vecchi personaggi e come sono diventate le loro vite; Veronica in primis che è diventata un avvocato, Logan è un membro dell’aereonautica militare, rivediamo i suoi migliori amici Mac (Tina Majorino), che ora lavora nell’azienda dei Kane e Wallace (Percy Daggs III) che è un’insegnante, il padre di Veronica, Keith (Enrico Colantoni), che ha ancora il suo lavoro da detective privato e poi altri come Dick Casablanca (Ryan Hansen), Weevil (Francis Capra), Leo (Max Greenfield), Vinnie Van Lowe (Ken Marino) ecc…

Inutile dire che alla fine il posto di Veronica è e sempre sarà Neptune, l’investigazione e Logan anche se il finale non sia una vera e propria conclusione definitiva…infatti pare siano in trattativa nuovi episodi o addirittura un nuovo film…per ora ci accontentiamo e ovviamente per un vero fan della serie questo è un film da non perdere!!

F.


mercoledì 14 ottobre 2015

Suburra

Corruzione. Tradimento. Odio. Violenza. Morte. Dipendenza. Sangue. Legame. Scambio. Prostituzione. Illegalità. Sangue.
Queste e forse altre mille le parole chiave dell'ultimo film di Stefano Sollima -uscito oggi- Suburra.

Bisognerebbe innanzitutto partire dal titolo: la Suburra, sin dai tempi più antichi, è la parte marcia di Roma. Il suo cuore nero, dove i giri più loschi nascono e crescono.
E nel film di Sollima di giri loschi ce ne sono parecchi. Coinvolgono la scena politica, la Chiesa, i rapporti tra Stato e malavita, e quelli tra bande criminali.
Tutto il film è fatto di  dialoghi e scene violente che ben rappresentano la zozzeria che il regista aveva promesso sarebbe venuta a galla.
Intrighi, giochi di potere, rapporti tutti incentrati sul principio sempre valido del do ut des sono i veri protagonisti.
Sì, perché dei personaggi in certi casi nemmeno conosciamo il nome, o magari questo nome viene pronunciato così, per caso, senza che ci serva veramente.
Per riconoscerli è usata una serrata simbologia: un tatuaggio, un ciondolo, una tonaca, un soprannome.

In tutto il film non c'è un vero personaggio positivo: i protagonisti sono tutti antagonisti tra loro,  e nel loro essere, preso singolarmente, rappresentano degli antieroi.
Il detto mors tua, vita mea è qui pienamente realizzato: pur di salvare se stessi si è disposti davvero a tutto.

La recitazione dei vari personaggi è ottima.
Brilla, su tutti, Elio Germano, nei panni di un uomo viscido e infido.
Impossibile non citare Pierfrancesco Favino, corrotto fino al midollo e sporco sfruttatore del suo potere politico pur di salvare la sua faccia.
Impeccabili anche Claudio Amendola e Greta Scarano, gli unici due personaggi che si concedono ad alcuni attimi di tenerezza.
Grandissima anche l'interpretazione di quelli che forse sono i volti meno noti: Alessandro Borghi e Adamo Dionisi, che ci regalano attimi di grande tensione.

Accanto a questi antieroi ci sono poi due fondamentali presenze: una, come hanno più volte sottolineato anche gli interpreti ed il regista, è la pioggia.
La pioggia scende violenta su Roma e sui suoi movimenti.
Lava e copre i peccatori, ma non ne elimina le colpe. Rende la vista più offuscata, il paesaggio meno nitido, ma non impedisce di farsi vendetta.
L'altra è la colonna sonora. Le musiche originali, di Gianluca Misiti, accompagnano lo spettatore in questo viaggio noir, ponendo l'accento sui momenti di massima tensione.

Stupenda la fotografia, l'immagine della ruggine che viene fuori dopo un sottile strato di smalto, è colta alla perfezione.

Da tempo, devo dire, non mi capitava di tenere gli occhi chiusi durante le scene di violenza fisica. E' successo, stasera, di fronte a questa pellicola che in alcuni tratti genera uno stato di agitazione non indifferente.
La sua durezza, la sua rappresentazione così cruda, sono davvero il punto di forza dell'intera pellicola.

Ora attendiamo la serie tv tratta da questo film, la prima ad essere distribuita in Italia da Netflix.
G.

venerdì 9 ottobre 2015

Città di carta

La storia inizia all'arrivo di Margo nel quartiere di Quentin. I due, di sette anni, fanno da subito amicizia e passano assieme le loro giornate.


La storia riprende quando i due sono diciottenni.
Hanno ormai i volti di Nat Wolff e Cara Delevigne.
A causa dei loro caratteri molto diversi, i due si sono allontanati nel corso del tempo: Quentin è un ragazzo prudente, che pensa al suo futuro dopo la scuola; Margo, dopo un'infanzia piena di esperienze, continua a vivere a pieno le sue giornate, cogliendo ogni occasione le capiti sottomano. Da sempre è solita allontanarsi per vivere nuove avventure, e lasciare indizi in giro, indizi che possono essere decifrati solo dalle persone a cui realmente tiene.

Una sera si intrufola a casa di Quentin: le serve un autista per scappare di fronte alla vendetta che quella stessa notte vuole perpetrare nei confronti dell'ex fidanzata che l'ha tradita, e dei complici che l'hanno coperto.

Dalla mattina successiva, Margo non si trova più: a scuola i ragazzi si interrogano su quale incredibile e misteriosa avventura stia vivendo; i genitori stessi non sono preoccupati, visto che sono abituati ai colpi di testa della figlia, che sicuramente tornerà presto a casa.

Ma Quentin inizia a trovare degli indizi, e convinto che Margo voglia farsi trovare da lui, inizia a seguirli per raggiungerla.


Il film è tratto dall'omonimo libro di John Green, che oltre ad essere autore del soggetto ne è anche produttore esecutivo.
La regia di Jake Schreier punta sicuramente a colpire un pubblico giovane, e lo fa abilmente.
Le inquadrature sono quelle tipiche di tutti i teen-movies e delle serie tv più moderne: Si prediligono le scene di azione e rari sono i piani sequenza.
Allo stesso modo, la sceneggiatura imita il linguaggio dei più giovani, non solo con le parole, ma anche con le giuste pause.
I personaggi secondari sono ben caratterizzati, e risultano particolarmente simpatici i due amici di Quentin, che lo accompagneranno in parte della ricerca.
Ottima la scelta della colonna sonora, molto coinvolgente.
Buoni anche i costumi ed il trucco.

In definitiva, un film giovanile, che attraversa comunque la profondità degli adolescenti, delle loro ansie e delle loro paure in maniera piuttosto originale -ma non ancora abbastanza rivoluzionaria, secondo me- rispetto alle solite commedie.
G.

giovedì 8 ottobre 2015

An american crime

Quella che viene rivisitata è la drammatica vicenda vissuta dalle sorelle Sylvia e Jennie Likens, lasciate, per moti vi di lavoro, dai loro genitori per qualche mese in casa di Gertrude Baniszewsky, donna che ha torturato e abusato della giovanissima Sylvia fino alla morte.
Siamo negli anni '60 e Gertrude (C.Keener) è una donna sola, madre di sei figli, fortemente depressa ed in grave ristrettezza economica.
Dopo aver conosciuto i coniugi Likens, ne accoglie la proposta: in cambio di un assegno di venti dollari settimanali, si prenderà cura delle loro due ragazze, mentre loro saranno fuori per lavoro (sono giostrai, e hanno passato gli ultimi anni sballottando le ragazze da una città all'altra).
Se all'inizio le cose sembrano andare bene, presto per la piccola Sylvia (E.Page) inizia un incubo: accusata di aver messo in giro la voce (peraltro vera) che Paula, una delle figlie di Geltrude, è incinta, viene costretta a sevizie e continue punizioni corporali, oltre che umiliazioni psicologiche.
Sylvia sarà rinchiusa in una cantina e torturata dalla donna, oltre che dai suoi figli e da alcuni compagni di scuola. Sembrerà a tutti che ciò sia normale, perché per fare giustizia Sylvia deve imparare la lezione.  E se anche qualcuno avrà qualche dubbio, finirà con l'assecondare la follia della Baniszewsky per evitare ritorsioni.

Il film è realmente disturbante: ci pesa la sofferenza di Sylvia e ogni volta che lei urla ed implora pietà, ammetto di aver chiuso gli occhi.

La recitazione è davvero buona, da un lato c'è il disagio psichico della Keener, che ha gli occhi iniettati di odio e con un solo sguardo incute timore; dall'altro l'innocenza della Page, che è una vittima senza colpe, costretta a subire e a non vedere via di fuga.
I colori, sono lo specchio di quello che si prova: in cantina sono molto cupi; la luce è quasi assente; nel mondo fuori dal luogo di tortura, invece, tra parchi, abiti colorati, pettinature alla moda, si respira tutta un'altra aria.
Interessante anche la sceneggiatura, fatta dalle affermazioni morbose di Gertrude e dalle suppliche di Sylvia.
Due mondi opposti che si confrontano su un ring in cui è impossibile vincere.

Apprendiamo che molti dettagli siano stati desunti dalle carte del processo in cui è stata coinvolta la famiglia Baniszewsky dopo il tragico epilogo.
Il film è piuttosto aderente alla realtà, e questo, certamente, fa ancora più male.
G.

martedì 6 ottobre 2015

Padri e Figlie

"Padri e figlie" è il titolo che Jake Davis (R. Crowe) da al romanzo col quale ottiene maggiore successo.

Sviluppandosi su due piani temporali diversi,il film narra della crescita della figlia di Jake -scrittore che è altalenante tra libri di successo e flop totali-Katie, impersonata da Kylie Rogers da bambina; da Amanda Seyfried da adulta.
Katie perde la mamma nel 1989, durante un tremendo incidente stradale. Vittima dell'incidente sarà pure il padre, che mai si riprenderà dal trauma e sarà affetto da disturbi psichici tali da rendergli difficile crescere una figlia così piccola da solo.
Cercheranno di approfittare della situazione i cognati, che faranno di tutto per ottenere l'adozione di Katie.
Con continui passaggi tra il passato e il presente, scopriamo che venticinque anni dopo l'incidente, Katie è un'assistente sociale profondamente turbata dalla sua infanzia, che cerca di riempire il vuoto dentro di sé con alcool e sesso.
Sarà l'incontro con l'aspirante scrittore Cameron (A. Paul) a ridare luce alla sua vita...

Il film vede la regia di Gabriele Muccino, che ci ha abituati a capolavori forse troppo iconici (Sette anime; La ricerca della felicità), tanto iconici che da quest'ultimo lavoro si rimane purtroppo con l'amaro in bocca.
Però la responsabilità non è affatto del regista, anzi.
Il film è esteticamente perfetto: è appagante per la vista, e questo è chiaramente merito di un lavoro certosino, fatto da più elementi: regia, fotografia, scenografia, costumi sono degni di lode.
Coinvolgente è anche la colonna sonora, che vede la firma di P. Buonvino, già precedentemente collaboratore di Muccino (sue le musiche di L'ultimo bacio e Baciami ancora, oltre che di numerosi film e serie di successo).
Purtroppo una pecca evidente è la canzone di Jovanotti che si sente per alcuni secondi, decisamente una scelta poco realistica, forse più guidata dall'affetto che lega il cantante a Muccino, piuttosto che a reali esigenze.

Grandiose anche le interpretazioni dei personaggi.
Crowe ha un fisico imponente, si fa in quattro pur di mettere da parte la malattia, senza riuscirci.
La sua fisicità e la sua fragilità si compenetrano, ed è proprio il suo modo così fisico di recitare a renderci partecipi delle sue emozioni, delle sue paure, delle sue stesse convulsioni.
Un'altra conferma è la Seyfried, ma la vera rivelazione è la piccola Kylie Rogers, in grado di commuovere e di far provare una tenerezza materna a tutto il pubblico.

Il vero problema della pellicola è la sceneggiatura, a tratti vuota, spesso banale e quasi slegata dalle emozioni che si vedono sullo schermo.
Un vero peccato, perché per colpa di dialoghi quasi casuali si perde tanta intensità che invece è palpabile se ci si concentra semplicemente sugli sguardi degli attori...e su quelli della platea.
G,

giovedì 1 ottobre 2015

Sicario

Sicario è l'ultimo film che presenta la firma alla regia di Denis Villeneuve.
Il thriller presenta una buona trama: l'agente dell' FBI Kate Macer (E. Blunt), dopo un'operazione piuttosto complicata, viene arruolata in Messico per combattere contro i pericoli del narcotraffico.
Da idealista e ligia al dovere, si troverà gettata in luoghi e operazioni in cui la legalità lascia il tempo che trova, essendo così costretta a mettere in discussione l'etica professionale pur di raggiungere il suo scopo.

Insomma un soggetto davvero interessante, soprattutto considerando che all'inizio del film ci viene spiegato quando si iniziò a usare la parola sicario, lasciandoci sin da subito percepire che c'è qualcosa alle spalle di uno dei protagonisti che deve essere rivelata e che potrebbe spostare la linea che divide il giusto e lo sbagliato.

Purtroppo però il film non rende veramente, e ben poco si salva.
La sceneggiatura è vuota e banale.
Costellata di frasi fatte, priva di dialoghi interessanti, assolutamente poco attenta a creare un alone di suspence.

La regia e la fotografia mi hanno delusa.
Si sarebbero potuti creare contrasti molto più intensi tra le scene di interno e quelle di esterno; si sarebbe potuta fare maggiore attenzione alla scelta dei colori e della saturazione; e poi la scena sul finale, girata come se anche gli spettatori fossero dotati di strumenti per la visione notturna, è davvero poco interessante.

Non troppo buona nemmeno la caratterizzazione dei diversi personaggi (e c'è da dire che, benché ovviamente le squadre di militari sul posto siano molto numerose, i veri protagonisti sono quattro!), che vengono abbozzati e non lasciano nulla di sé.

Non mi ha entusiasmata neppure Emily Blunt, che, però, devo dire, non seguo molto.

Le uniche tre cose davvero apprezzabili del film sono, dunque:

-La colonna sonora: creatrice di suspence, fortunatamente, evita i colpi di noia dovuti da uno svolgimento banale e poco empatico.

-La resa recitativa di Benicio del Toro e di Josh Brolin: diranno pochissime battute, ma con un solo sguardo pietrificano la sala. La loro recitazione, decisamente fisica, merita il prezzo del biglietto.

-Il senso di spaesamento: questa è la cosa più importante. Come la povera Kate, noi spettatori capiamo la situazione poco a poco, passo dopo passo. Penso sia la vera chicca del film, l'unica.
C'è reale identificazione nello smarrimento provato dalla protagonista, costretta a rivedere le sue priorità e il suo "stile lavorativo".


Sono rimasta delusa soprattutto dal fatto che la critica e il pubblico hanno invece apprezzato molto questo film, per la sua capacità di dimostrare che i buoni non sono sempre buoni.
Mi sembra un'idea già elaborata in numerosissime opere, cinematografiche ma anche teatrali e letterarie. Non una novità che possa davvero far passare questa pellicola per un capolavoro.


G.