giovedì 1 ottobre 2015

Sicario

Sicario è l'ultimo film che presenta la firma alla regia di Denis Villeneuve.
Il thriller presenta una buona trama: l'agente dell' FBI Kate Macer (E. Blunt), dopo un'operazione piuttosto complicata, viene arruolata in Messico per combattere contro i pericoli del narcotraffico.
Da idealista e ligia al dovere, si troverà gettata in luoghi e operazioni in cui la legalità lascia il tempo che trova, essendo così costretta a mettere in discussione l'etica professionale pur di raggiungere il suo scopo.

Insomma un soggetto davvero interessante, soprattutto considerando che all'inizio del film ci viene spiegato quando si iniziò a usare la parola sicario, lasciandoci sin da subito percepire che c'è qualcosa alle spalle di uno dei protagonisti che deve essere rivelata e che potrebbe spostare la linea che divide il giusto e lo sbagliato.

Purtroppo però il film non rende veramente, e ben poco si salva.
La sceneggiatura è vuota e banale.
Costellata di frasi fatte, priva di dialoghi interessanti, assolutamente poco attenta a creare un alone di suspence.

La regia e la fotografia mi hanno delusa.
Si sarebbero potuti creare contrasti molto più intensi tra le scene di interno e quelle di esterno; si sarebbe potuta fare maggiore attenzione alla scelta dei colori e della saturazione; e poi la scena sul finale, girata come se anche gli spettatori fossero dotati di strumenti per la visione notturna, è davvero poco interessante.

Non troppo buona nemmeno la caratterizzazione dei diversi personaggi (e c'è da dire che, benché ovviamente le squadre di militari sul posto siano molto numerose, i veri protagonisti sono quattro!), che vengono abbozzati e non lasciano nulla di sé.

Non mi ha entusiasmata neppure Emily Blunt, che, però, devo dire, non seguo molto.

Le uniche tre cose davvero apprezzabili del film sono, dunque:

-La colonna sonora: creatrice di suspence, fortunatamente, evita i colpi di noia dovuti da uno svolgimento banale e poco empatico.

-La resa recitativa di Benicio del Toro e di Josh Brolin: diranno pochissime battute, ma con un solo sguardo pietrificano la sala. La loro recitazione, decisamente fisica, merita il prezzo del biglietto.

-Il senso di spaesamento: questa è la cosa più importante. Come la povera Kate, noi spettatori capiamo la situazione poco a poco, passo dopo passo. Penso sia la vera chicca del film, l'unica.
C'è reale identificazione nello smarrimento provato dalla protagonista, costretta a rivedere le sue priorità e il suo "stile lavorativo".


Sono rimasta delusa soprattutto dal fatto che la critica e il pubblico hanno invece apprezzato molto questo film, per la sua capacità di dimostrare che i buoni non sono sempre buoni.
Mi sembra un'idea già elaborata in numerosissime opere, cinematografiche ma anche teatrali e letterarie. Non una novità che possa davvero far passare questa pellicola per un capolavoro.


G.

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