giovedì 8 ottobre 2015

An american crime

Quella che viene rivisitata è la drammatica vicenda vissuta dalle sorelle Sylvia e Jennie Likens, lasciate, per moti vi di lavoro, dai loro genitori per qualche mese in casa di Gertrude Baniszewsky, donna che ha torturato e abusato della giovanissima Sylvia fino alla morte.
Siamo negli anni '60 e Gertrude (C.Keener) è una donna sola, madre di sei figli, fortemente depressa ed in grave ristrettezza economica.
Dopo aver conosciuto i coniugi Likens, ne accoglie la proposta: in cambio di un assegno di venti dollari settimanali, si prenderà cura delle loro due ragazze, mentre loro saranno fuori per lavoro (sono giostrai, e hanno passato gli ultimi anni sballottando le ragazze da una città all'altra).
Se all'inizio le cose sembrano andare bene, presto per la piccola Sylvia (E.Page) inizia un incubo: accusata di aver messo in giro la voce (peraltro vera) che Paula, una delle figlie di Geltrude, è incinta, viene costretta a sevizie e continue punizioni corporali, oltre che umiliazioni psicologiche.
Sylvia sarà rinchiusa in una cantina e torturata dalla donna, oltre che dai suoi figli e da alcuni compagni di scuola. Sembrerà a tutti che ciò sia normale, perché per fare giustizia Sylvia deve imparare la lezione.  E se anche qualcuno avrà qualche dubbio, finirà con l'assecondare la follia della Baniszewsky per evitare ritorsioni.

Il film è realmente disturbante: ci pesa la sofferenza di Sylvia e ogni volta che lei urla ed implora pietà, ammetto di aver chiuso gli occhi.

La recitazione è davvero buona, da un lato c'è il disagio psichico della Keener, che ha gli occhi iniettati di odio e con un solo sguardo incute timore; dall'altro l'innocenza della Page, che è una vittima senza colpe, costretta a subire e a non vedere via di fuga.
I colori, sono lo specchio di quello che si prova: in cantina sono molto cupi; la luce è quasi assente; nel mondo fuori dal luogo di tortura, invece, tra parchi, abiti colorati, pettinature alla moda, si respira tutta un'altra aria.
Interessante anche la sceneggiatura, fatta dalle affermazioni morbose di Gertrude e dalle suppliche di Sylvia.
Due mondi opposti che si confrontano su un ring in cui è impossibile vincere.

Apprendiamo che molti dettagli siano stati desunti dalle carte del processo in cui è stata coinvolta la famiglia Baniszewsky dopo il tragico epilogo.
Il film è piuttosto aderente alla realtà, e questo, certamente, fa ancora più male.
G.

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