mercoledì 14 ottobre 2015

Suburra

Corruzione. Tradimento. Odio. Violenza. Morte. Dipendenza. Sangue. Legame. Scambio. Prostituzione. Illegalità. Sangue.
Queste e forse altre mille le parole chiave dell'ultimo film di Stefano Sollima -uscito oggi- Suburra.

Bisognerebbe innanzitutto partire dal titolo: la Suburra, sin dai tempi più antichi, è la parte marcia di Roma. Il suo cuore nero, dove i giri più loschi nascono e crescono.
E nel film di Sollima di giri loschi ce ne sono parecchi. Coinvolgono la scena politica, la Chiesa, i rapporti tra Stato e malavita, e quelli tra bande criminali.
Tutto il film è fatto di  dialoghi e scene violente che ben rappresentano la zozzeria che il regista aveva promesso sarebbe venuta a galla.
Intrighi, giochi di potere, rapporti tutti incentrati sul principio sempre valido del do ut des sono i veri protagonisti.
Sì, perché dei personaggi in certi casi nemmeno conosciamo il nome, o magari questo nome viene pronunciato così, per caso, senza che ci serva veramente.
Per riconoscerli è usata una serrata simbologia: un tatuaggio, un ciondolo, una tonaca, un soprannome.

In tutto il film non c'è un vero personaggio positivo: i protagonisti sono tutti antagonisti tra loro,  e nel loro essere, preso singolarmente, rappresentano degli antieroi.
Il detto mors tua, vita mea è qui pienamente realizzato: pur di salvare se stessi si è disposti davvero a tutto.

La recitazione dei vari personaggi è ottima.
Brilla, su tutti, Elio Germano, nei panni di un uomo viscido e infido.
Impossibile non citare Pierfrancesco Favino, corrotto fino al midollo e sporco sfruttatore del suo potere politico pur di salvare la sua faccia.
Impeccabili anche Claudio Amendola e Greta Scarano, gli unici due personaggi che si concedono ad alcuni attimi di tenerezza.
Grandissima anche l'interpretazione di quelli che forse sono i volti meno noti: Alessandro Borghi e Adamo Dionisi, che ci regalano attimi di grande tensione.

Accanto a questi antieroi ci sono poi due fondamentali presenze: una, come hanno più volte sottolineato anche gli interpreti ed il regista, è la pioggia.
La pioggia scende violenta su Roma e sui suoi movimenti.
Lava e copre i peccatori, ma non ne elimina le colpe. Rende la vista più offuscata, il paesaggio meno nitido, ma non impedisce di farsi vendetta.
L'altra è la colonna sonora. Le musiche originali, di Gianluca Misiti, accompagnano lo spettatore in questo viaggio noir, ponendo l'accento sui momenti di massima tensione.

Stupenda la fotografia, l'immagine della ruggine che viene fuori dopo un sottile strato di smalto, è colta alla perfezione.

Da tempo, devo dire, non mi capitava di tenere gli occhi chiusi durante le scene di violenza fisica. E' successo, stasera, di fronte a questa pellicola che in alcuni tratti genera uno stato di agitazione non indifferente.
La sua durezza, la sua rappresentazione così cruda, sono davvero il punto di forza dell'intera pellicola.

Ora attendiamo la serie tv tratta da questo film, la prima ad essere distribuita in Italia da Netflix.
G.

Nessun commento:

Posta un commento