mercoledì 14 dicembre 2016

Una vita da gatto

Il miliardario Tom Brand (K. Spacey), impegnato nei progetti di realizzazione di un grattacielo, vive per il lavoro, trascurando così la sua seconda moglie (J. Garner) e la figlia.
Desideroso di recuperare i rapporti con la bambina, che sta per compiere undici anni, decide di accontentarne la richiesta: le regalerà un micino, che la bambina chiede per ogni compleanno.
Dopo l’acquisto Tom, ancora distratto dal lavoro, avrà un incidente, e, mentre il suo corpo è in coma, la sua mente e la sua parola si risveglierà nel corpo del gatto appena acquistato (dall’immenso C. Walken, nei panni di un venditore un po’ mistico un po’ preveggente).
Potrà così guardare le cose che riguardano lui e la sua famiglia allargata –completano il quadro famigliare infatti anche l’ex moglie, il figlio avuto da questa, e la bambina che lei ha avuto in seguito-  da…un’altra prospettiva, del tutto nuova!

Nonostante il nome degli attori protagonisti sia di tutto rispetto, e, anzi, abbia di molto alzato l’asticella delle mie aspettative, questa commedia non risulta affatto brillante come si potrebbe pensare.
Indipendentemente dalla scarsa credibilità delle vicende, che può comunque essere accettata vista la fetta di pubblico giovanile che la pellicola vuole raggiungere (ma è vista e rivista, nulla di nuovo sotto il sole!), la sceneggiatura è noiosa e piuttosto deludente.
Molto bella invece la fotografia e interessanti le scelte registiche di Sonnenfeld.
Poco realistici sono pure gli effetti speciali che seguono i movimenti del gatto-Tom una volta a casa, e persino gli attori non sembrano essersi davvero impegnati nella realizzazione del film –eccezion fatta per Walken.
Probabilmente il giudizio negativo dipende anche dal doppiaggio: un gatto con la voce di Kevin Spacey deve essere quasi per forza interessante!

In definitiva:  Goffa commedia natalizia, meglio indubbiamente della maggior parte di quelle che popolano il cinema a dicembre, ma assolutamente al di sotto della qualità a cui ci hanno abituato questi mostri sacri del cinema.


G.

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