mercoledì 1 marzo 2017

La pazza gioia

A Villa Biondi, una casa che accoglie donne con problemi mentali e qualche precedente penale alle spalle, si incontrano Beatrice (V. Bruni Tedeschi) e Donatella (M. Ramazzotti).

La prima, snob e poco incline al lavoro di gruppo, è sempre pronta a dare consigli a medici e assistenti dall'alto della sua convinzione di essere lì per puro errore giudiziario.
Si sente al di sopra di tutto e di tutti e non vede l'ora di tornare a casa dai suoi amici, tra cui, ricordiamo, Clinton, Armani, Clooney.

La seconda si percepisce sempre come una presenza fuoriluogo. Malata di depressione, con un passato difficile di cui ancora porta il peso, continua a domandare scusa per ogni movimento che fa, e ha come unico desiderio quello di riabbracciare suo figlio.

L'ottimismo incosciente di Beatrice convincerà la seconda a tentare la fuga dalla Villa e le due donne, così diverse tra loro, si ritroveranno a vivere un'esperienza assolutamente unica.

Incoscienza è proprio la parola chiave di tutto questo film che vede come vera protagonista una Valeria Bruni Tedeschi come non l'abbiamo mai vista: una bravura (sicuramente data anche dal ruolo disegnato per lei) imbarazzante, da rimanere con gli occhi sgranati a ogni sua frase, sguardo, frecciatina verso chiunque la circondi; Donatella in primis.
La sua gioiosa follia è contagiosa: questo è uno dei personaggi più belli dei film degli ultimi anni.

Incredibile anche Micaela Ramazzotti, che smorza gli entusiasmi della sua compagna d'avventure. Una sorta di "grillo parlante" che riporta coi piedi per terra la nuova amica.

La loro ricerca della felicità parte quasi per caso e sembra destinata al fallimento.
Ma la felicità si trova: nei posti belli, nei bicchieri di cristallo, nel buon vino, nelle persone gentili... e non resta che provare a cercarla in ogni modo.

Il film, che ha già guadagnato diversi riconoscimenti, oltre che una calda accoglienza da parte della critica, è ora candidato a diciassette David di Donatello.

Grazie alla sua delicatezza, La pazza gioia ipnotizza lo spettatore e lo porta a non staccare nemmeno per un secondo lo sguardo dallo schermo.
La delicatezza della sceneggiatura di Francesca Archibugi e Paolo Virzì dona alla pellicola un qualcosa di unico, e rende ogni dialogo esattamente come dovrebbe essere.
Molto belle anche le musiche (di Carlo Virzì) e il magistrale uso del brano di Gino Paoli "Senza fine".
L'occhio del regista (sempre Virzì, autore pure del soggetto) è attento al dettaglio: questo film è curato nei particolari, è tecnicamente perfetto anche nella fotografia, nel montaggio, nei costumi... e si vede. Basti pensare alla caratterizzazione delle due protagoniste femminili, così diverse non solo nel modo di porsi e nello stile di vita, quanto nell'aspetto, nell'abbigliamento e nello stile.
























Virzì disse di aver avuto l'idea dei due personaggi guardando le due donne, durante una pausa dalle riprese di un film precedente a cui stava lavorando con Valeria Bruni Tedeschi, camminare mano nella mano, insicure ma fiduciose l'una dell'altra, nel fango e nella neve.
La pellicola ha un sapore internazionale, ma strizza l'occhio anche alla più recente tradizione italiana.
Fa sorridere, fa commuovere.
Meraviglioso, davvero.

G.

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