sabato 14 maggio 2016

The danish girl

Siamo nella Copenaghen degli anni Venti, e Lili Elbe capisce di essere nata imprigionata in un corpo che non le appartiene, quello del ritrattista Einar Wegener.
La sua vita, da uomo sposato con la pittrice di minor fama Gerda, non la soddisfa più.
Non si riconosce più nei suoi panni da uomo, e gradualmente arriva a comprendere pienamente quella che è la sua identità sessuale.

The Danish Girl racconta così, in maniera forse più romanzata della realtà, la vera storia di quella che è considerata la prima transessuale della storia.
Un percorso difficile, sia vista l'epoca di scarse conoscenze sanitarie e mediche, sia visti i pregiudizi (purtroppo attivi ancora oggi, nonostante sia passato un secolo) di chi non riesce ad accettare che sia possibile essere letteralmente intrappolati in un genere sessuale che non si sente proprio.

Eddie Redmayne interpreta così uno dei ruoli forse più complessi del cinema del 2015, e lo fa in una maniera così delicata e femminile da strappare il cuore.
Splendida anche l'interpretazione di Alicia Vikander, vincitrice dell'Oscar,  nei panni di Gerda, donna sfacciata, per l'epoca di cui stiamo parlando, e con una mentalità moderna all'inverosimile: Gerda non abbandona mai Lili, le è accanto prima e durante l'intero percorso di transizione.
Il loro è un amore che va oltre l'identità sessuale, e la storia ce lo conferma: Gerda e Lili viaggiarono in tutta Europa senza dire ai più della transessualità della seconda, che veniva presentata come una cugina del marito di Gerda.

Altri punti a favore di questa biografia assolutamente da vedere sono certamente la fotografia e la scenografia, che rendono l'intero film appagante per gli occhi; la sceneggiatura, che ricalca la delicatezza delle due protagoniste e del loro rapporto, che dopo il matrimonio diventa di complicità e sorellanza.
La regia, firmata da Tom Hooper, è un vero gioiello: le inquadrature sono sempre d'impatto, ci permettono di entrare in punta di piedi nelle vite di chi ci è davanti, e ci rendono davvero partecipi delle loro vicende.
Meravigliosi poi i costumi, curati da Paco Delgado, e la musica, che aggiunge un quid in più ad un film assolutamente poetico.


Il film è tratto da un romanzo (omonimo) di David Ebershoff.
G.

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