martedì 31 gennaio 2017

Captain Fantastic

Un film così surreale da impedirti di scegliere da che parte stare.
Così potrebbe essere descritto Captain Fantastic secondo lungometraggio diretto e sceneggiato da Matt Ross.

Ben (V. Mortensen) si impegna a educare i suoi sei figli senza l'aiuto della moglie (che muore dopo mesi di ricovero per via di un disturbo bipolare) nel modo meno convenzionale che si sia mai visto.
I suoi ragazzi, senza andare a scuola, si allenano duramente ogni giorno, parlano più lingue, sono esperti di attualità, potrebbero sopravvivere nelle foreste solo con un coltello a portata di mano, e sanno orientarsi grazie alle stelle.


Beh, detta così pare che l'educazione impartita a questi giovani non abbia difetti: fisicamente preparati, colti in diversi campi, sembra proprio che questo padre stia facendo un ottimo lavoro.
Ma i suoi figli non sanno nulla del mondo: Conoscono Nike, la Vittoria, non sanno cosa siano le Nike, le scarpe sportive; sanno uccidere un animale e cibarsene, non sanno cosa sia un frullato; sanno snocciolare i rischi dello scalare pareti rocciose, non conoscono i videogiochi.
Insomma, dal più grande al più piccolo vivono in una bolla, totalmente isolati da tutto, e questa cosa inizia a pesare loro.
E forse non è solo una loro preoccupazione...

Fotografia magnifica per questo film drammatico ma ricco di momenti divertenti e soprattutto di spunti di riflessione circa quello che stiamo facendo e il modo in cui stiamo costruendo il nostro futuro.

Certo, le scelte di Ben e della sua defunta moglie sono volutamente esagerate, ma alla luce delle differenze tra questi hippies e quella che è la società odierna e il meccanismo di educazione impartito dai nuclei familiari con cui si confrontano ci si domanda quale strada possa essere la migliore.

La risposta è semplice e facilmente intuibile: la via di mezzo.

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