Il film uscito nelle sale a febbraio del 2014, diretto da Damien
Chazelle, è vincitore di 3 premi Oscar: miglior
attore non protagonista a JK Simmons, miglior montaggio e miglior sonoro.
È la storia di Andrew Neiman (Miles Teller), un ventenne che
sogna di diventare uno dei più grandi batteristi del suo tempo. Il suo
obiettivo principale è quello di entrare in una delle migliori orchestre del
conservatorio Shaffer di Manhattan, dove lui si allena tutti i giorni e che è
diretta da Terence Fletcher (JK Simmons), il più bravo e carismatico tra gli
insegnanti ma anche il più folle e crudele, di cui se ne ha una dimostrazione
non solo dai dialoghi duri dell’insegnante ma anche dall’atteggiamento, dai
suoi gesti. Andrew entrerà in questa
orchestra all’inizio come batterista di riserva e ben presto diventerà primo batterista,
anche se Fletcher continuerà ad ostacolare la sua strada. Il ragazzo non si
arrende e continua ad allenarsi fino a farsi sanguinare le mani senza pensare a
nient’altro che al suo sogno, allontanando da se anche Nicole (Melissa
Benoist), una ragazza conosciuta al cinema con la quale desiderava iniziare una
storia.
Gran parte del film si svolge in un’aula in cui si suona e
dove l’atmosfera non è delle più tranquille, la musica non è la protagonista
assoluta in quanto ci si concentra di più sul rapporto spesso conflittuale tra
allievo e maestro, i colori e la scenografia sono adatti a rendere i momenti
drammatici e a volte anche un po’ esagerati. L’attore protagonista, Miles
Teller, è uno di quegli attori che potrebbe interpretare chiunque e nei panni di
Andrew Neiman è riuscito a dimostrare la fatica, la passione e il costante
impegno; consiglio di vedere il film in
lingua originale perché guardarlo recitare è una cosa magnifica, ti tiene
incollato allo schermo e riesce a farti entrare in empatia con il personaggio.
Il messaggio che ne viene fuori è quello di continuare a
sognare, di non arrendersi anche di fronte agli ostacoli più grandi che in
questo caso sono magnificamente interpretati JK Simmons (non per altro per
questo film ha vinto molti premi tra cui, appunto, l’oscar), ci sarà sempre
quella persona che ci rende la vita impossibile, che non vuole che noi
raggiungiamo i nostri scopi, ma quello che è più importante e che dobbiamo
continuare a provare. Alla fine del film non è che ci sia proprio l’happy
ending, cioè lui diventa qualcuno, è famoso e ha finalmente ottenuto ciò che
desiderava; ma si ha una sensazione di sollievo e speranza in contrasto con
tutti i momenti drammatici delle due ore di film precedenti.
F.
Nessun commento:
Posta un commento