giovedì 23 luglio 2015

Babadook


Ne hanno parlato come del film horror migliore degli ultimi anni. Sarà vero?


E. Davis interpreta Amelia, una mamma esausta a causa di un lavoro poco soddisfacente e di Sam, suo figlio, un bambino iperattivo, con disturbi del sonno e una costante paura della morte. Pur avendo appena sei anni, Sam teme per lui e la mamma, spera che la mamma non muoia di lì a poco.
Sam ha sei anni: non ha mai conosciuto suo padre, morto quando Amelia stava per partorire.
Sam pensa che un mostro voglia fare del male a lui e a sua madre, per questo costruisce armi, è terrorizzato all'idea di dormire da solo, ogni sera fa controllare armadio e angoli della casa nella speranza non ci sia nessuno.
I problemi di Sam non sono le semplici paure che un bambino può avere. Nei suoi occhi si legge il vero terrore. Terrore che si amplifica dopo aver letto un libricino horror apparentemente innocente: The babadook.
Il babadook altro non è che un mostro di cui Sam inizia ad avere sempre più paura, per questo Amelia fa di tutto per liberarsi di quel libretto misterioso.
 Pian piano, però, a causa degli eventi che si susseguono in casa, anche Amelia inizia a convincersi che ci sia qualche oscura presenza.
E' lei ora ad essere terrorizzata.
Sembra che Amelia sviluppi una sorta di bipolarismo, ed è così che nella sua follia inizia a compiere proprio quei gesti che le erano stati anticipati nel libro.

ATTENZIONE! Da questo momento il post contiene spoiler!
Il finale è davvero particolare: Scopriamo che il babadook altro non è che l'inquietudine che aleggia nell'anima dei personaggi; inquietudine che può essere tenuta a bada ma che può anche dominare completamente.
Amelia e Sam capiscono bene che il mostro non può essere sconfitto definitivamente, e imparano così a conviverci.
Se questo finale, forse per la prima volta in un film horror, ha anche un insegnamento morale, bisogna tuttavia dire che è stato sviluppato in maniera un po' troppo affrettata.
Avremmo dovuto avere indizi prima della vera natura del mostro, invece in alcuni momenti, quando per esempio la casa inizia a tremare, o quando nel piatto di Amelia vengono trovate delle schegge di vetro, siamo portati a pensare che la reale essenza del babadook sia qualcosa di esterno, di esistente e concreto.
Il film comunque si lascia apprezzare per i riferimenti simbolici: l'uomo nero temuto da mamma e figlio rimanda in qualche modo al marito di Amelia, che rivive nei suoi ricordi; in tv Amelia guarda quasi esclusivamente filmati in b/n: tra questi c'è un vecchio cartone di un lupo che si traveste da pecora, chiara metafora di quello che sta succedendo a lei in prima persona.
Molto buone le interpretazioni di tutti gli attori, primo tra tutti del bambino protagonista, Noah Wieseman, di cui sono certa sentiremo ancora parlare.
Belle anche la fotografia e la scenografia: il film è molto cupo. Quasi completamente sulla scala dei grigi e dei blu quando siamo in casa o quando percepiamo che sta per accadere qualcosa; nei rari momenti di pace, come quando Amelia è a lavoro o quando, verso la fine, ha capito come convivere col babadook, invece predominano i colori pastello.
Grandioso infine il trucco. La stanchezza della Davis è quasi palpabile.

G.

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